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Milano – Arrivederci Kennedy!

Milano – Arrivederci Kennedy!

Il Chierico Kennedy, al termine della celebrazione della S. Messa, ha salutato la grande famiglia del Piccolo Cottolengo di Milano. Il suo percorso sui passi di Don Orione continuerà in Kenya, presso l’Istituto Teologico di Nairobi. Davanti a tutta la comunità ha detto: “Pregate per me, io pregherò per voi!”

Ecco la sua intervista.

Kennedy. Raccontaci la tua storia…

Sono nato il 16 novembre 1999 nell’ospedale di Morana, una regione del Kenya centrale dove vivono i miei nonni materni. In quella contea ho fatto le scuole elementari e superiori. Sono là i miei ricordi di bambino, i giochi con gli amici e soprattutto le partite di calcio. Mi sono trasferito a Nairobi dopo le superiori.

Ho sentito il desiderio di fare il sacerdote fin da piccolo, durante il catechismo. Poi quel desiderio è scappato. È tornato molto forte negli ultimi anni di scuola superiore quando ho cominciato a frequentare la parrocchia. Da noi le parrocchie organizzano grandi competizioni tra loro, sia sportive sia musicali. In queste occasioni non solo ci si diverte, ma ci si sente parte di un gruppo, di una famiglia. È stato proprio durante un Festival che ho incontrato don Jeremiah, un sacerdote orionino. Con lui ho scoperto cosa vuol dire scegliere la vita missionaria e comunitaria, ho così fatto richiesta di entrare nella congregazione. Ho aspettato almeno due anni la risposta, e nel frattempo ho finito di studiare e ho svolto diversi lavori nel digital marketing. Non ero affatto sicuro che mi avrebbero chiamato, quindi mi stavo per iscrivere a Ingegneria quando mi hanno telefonato e proposto di andare a trascorrere una settimana in Seminario. Ricordo che eravamo cinque ragazzi. Poi ci rimandarono a casa. Seguirono altri due periodi di “prova”, perché potessimo essere convinti della strada che stavamo per prendere e alla fine decidemmo in tre di iscriverci al seminario. Dopo tre anni di studi, sono andato a fare il noviziato nelle Filippine.

Quando sei venuto qui a Milano?

Conclusa la prima esperienza nelle Filippine mi hanno chiesto se prima dei voti religiosi volevo tornare a Nairobi, ma io ho scelto di continuare la mia esperienza di missionario e mi hanno proposto l’Italia. Io ho accettato subito perché l’Italia è ricca di storia e molto importante per la storia della Chiesa.

Era inoltre una bella occasione per imparare la lingua italiana, fondamentale per la nostra Congregazione.

Ormai sei con noi da due anni, quali sono ora i tuoi progetti?

Chi sceglie una strada come la mia non ha progetti personali ma segue un progetto condiviso. La Congregazione ha pensato che per me è giunto il momento di proseguire il mio percorso con gli studi di Teologia presso l’Istituto Teologico di Nairobi.

Al termine dei tre anni previsti proseguirò con i miei studi là dove mi manderanno.

Sei contento di tornare in Kenya?

Diciamo di sì, tornare nella propria patria è sempre una cosa bella, anche se non mi aspettavo che questo momento sarebbe arrivato così presto, immaginavo che sarei rimasto ancora un po’ di tempo in Italia.

Quindi ti è piaciuta la tua esperienza in Italia? Qual è la cosa che ti rimarrà nel cuore?

La carbonara! (Kennedy, che è sempre molto spiritoso, ride NdR)… Le cose sono tante: l’esperienza più bella è stata instaurare relazioni con gli altri e costruire rapporti di amicizia: gli italiani sono molto accoglienti. Nel tempo che ho trascorso al Piccolo Cottolengo ho avuto modo di conoscere una realtà molto complessa: qui vivono insieme circa 300 ospiti e altrettanti operatori. Io ho cercato di rendermi utile come ho potuto. Non dimenticherò mai l’esperienza vissuta in questo ultimo periodo con gli ospiti anziani del nucleo Don Sterpi. Parlare con loro, accompagnarli nelle loro attività dentro e fuori l’istituto mi ha fatto comprendere quanto sia importante per una persona anziana poter contare sulla presenza di qualcuno che dedica loro del tempo.

C’è qualcosa che vorresti dire a tutti?

Vorrei dire GRAZIE a tutti, a cominciare dai miei confratelli, con cui ho condiviso la vita spirituale della comunità e agli ospiti, che con la loro presenza illuminano tutto il Don Orione e sono il vero volto di Gesù. Infine chiedo a tutti voi di ricordarmi nelle vostre preghiere! Vi porterò nel cuore!

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