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Solennità della Santissima Trinità

Solennità della Santissima Trinità

Dopo la Pentecoste siamo invitati dalla Liturgia a contemplare il mistero della Trinità.

La vita stessa di Dio, come scrive Giovanni nella sua lettera, è un mistero di amore: non si tratta dunque di fare disquisizioni o discorsi filosofici, ma di comprendere ed amare sempre di più quanto Gesù ci ha rivelato della vita trinitaria.

Parliamo della Trinità perché Gesù ci ha rivelato chi è Dio e soprattutto ci ha rivelato il suo volto, con il linguaggio stupendo delle parabole: il buon samaritano, il padre misericordioso che ci attende sempre anche quando scappiamo da casa, il pastore che va in cerca della pecorella smarrita.

Sulla parola di Gesù noi contempliamo, adoriamo e amiamo il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito. La fede ci fa partecipare in Gesù al rapporto che Egli ha con Dio, che è Abbà, e in questa  luce di questo al rapporto che Dio ha con tutti gli uomini, compresi i nemici, nel segno dell’amore.

Oggi la liturgia ci offre gli ultimi versetti del Vangelo di Matteso, che sono una perfetta inclusio semitica: Matteo cioè finisce il suo vangelo come lo aveva inziato, parlando dell’Emmanuele, Dio con noi.

“Io sono con voi fino alla fine del mondo”: questo è il fondamento dell’ottimismo, della gioia e della speranza cristiana.

Gesù, nelle sue ultime parole del vangelo di Matteo, condensa la missione di tutta la chiesa apostolica e dei cristiani di tutti i tempi: andate, ammaestrate, battezzate, insegnate.

 

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