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Avezzano – Il ricordo del 13 gennaio 1915

Avezzano – Il ricordo del 13 gennaio 1915

Il 13 gennaio 1915 la terra tremò ad Avezzano e nella Marsica, provocando oltre trentamila vittime. Don Orione accorse senza esitazione in aiuto dei superstiti, tra cui molti bambini rimasti senza famiglia e senza casa.

Ieri, in occasione dell’anniversario, il Vescovo di Avezzano, Monsignor Pietro Santoro, ha celebrato l’Eucarestia presso il Santuario Madonna del Suffragio: nella cripta del Santuario ci sono molte lapidi a ricordo delle vittime del terremoto e dei benefattori dell’opera di Don Orione e la tomba di don Gaetano Piccinini, uno degli orfani salvati da Don Orione che lo ha poi seguito nella via del sacerdozio.

Alla celebrazione era presente la comunità religiosa orionina di Avezzano insieme al Direttore provinciale Don Aurelio Fusi e all’economo provinciale Don Alessandro D’Acunto. Monsignor Santoro nel 2019 ha elevato don Orione a santo patrono protettore di tutte le associazioni di volontariato del territorio: per questo motivo molti rappresentanti del volontariato hanno partecipato alla funzione con il gonfalone del Comune di Avezzano.

Per comprendere l’enormità della tragedia, riportiamo una lettera del 22 gennaio del 1915, di don Roberto Bisi, principale collaboratore di Don Orione a Roma, che informa Don Sterpi a Tortona dell’attività di Don Orione subito dopo il terremoto.

Oggi col Direttore siamo stati ad ossequiare il Vescovo di Tortona Mgr. Grassi. Non l’abbiamo trovato e ci hanno inviati dal Cardinale Della Volpe. Lo abbiamo incontrato sulle scale, che usciva accompagnato da due altri Vescovi. Quando sentì D. Orione si levò il cappello dicendo: tocca a me levarmi il cappello.
Uno dei Vescovi conobbe il Direttore, era mgr. Gavotti, l’Arcivescovo di Genova, il quale disse: D. Orione è l’uomo della carità e colla carità ci va fino alla fine del mondo ricordandogli che gli aveva accolto, credo a Cuneo, un orfanello di Casale. Il Direttore fu assai contento.
Il Direttore (cioè Don Orione) è partito alle 7 per Avezzano, dove va, ufficialmente incaricato dal Patronato, a stabilirsi in una baracca per organizzare la raccolta degli orfani di tutti i luoghi terremotati.
Forse domani parte anche Mgr. Bianchi ad aiutarlo per qualche giorno. Dice che può spedirgli ad Avezzano fermo posta telegrammi e lettere.
Qui in questi giorni è stata una baraonda: tutte le ore arrivavano orfani. Una sera alle 10 ½ ne giunsero ben 24. Stesi quattro materassi e poi 12 di qua e 12 di là col tappeto dell’altare sopra feci loro passare la notte, alla bene meglio, contenti però, che da 4 giorni dormivano per le campagne.
Ne abbiamo uno che che venne estratto sabato alle 3 ½ dalle macerie.
A S. Giovanni sono 64; altri 17 alla Colonia; 81 in tutto. Però il Direttore ne vuole accettare altri 15.
L’altro ieri salì coll’automobile a metri 1300 per raccogliere orfani negli Abbruzzi. Vide parecchi lupi. L’automobile per il gelo slittò, e non potevano più proseguire con 6 orfani quasi morti e gelati: per fortuna sopraggiunsero altre 2 automobili e così poté ritornare ad Avezzano, di dove con 40 orfani ritornò a Roma col treno reale in poche ore.
Ora è felice perché tutti gli orfani devono passare per le mie mani. Farebbero pietà ai sassi, solo al vederli.
Speriamo che Dio, padre degli orfani ci vorrà sempre più benedire per il bene che si fa a questi infelici nel nome santo suo.
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