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Savignano Irpino – Pellegrinaggio all’Incoronata per il Giubileo della speranza

Savignano Irpino – Pellegrinaggio all’Incoronata per il Giubileo della speranza

È stato scelto il giorno della commemorazione della nascita di san Luigi Orione – il 23 giugno – per celebrare l’anno santo e ci si è fatti pellegrini di speranza alla volta del santuario Incoronata, sede giubilare della diocesi di Foggia-Bovino. La comunità orionina di Savignano Irpino ha vissuto il proprio giubileo della speranza insieme ad una consistente parte della comunità parrocchiale guidata da don Lanza. Si può dire che il paese intero ha voluto rinnovare i propri impegni battesimali in comunione e fraternità.

E con lo spirito di pellegrini, appunto, gli ospiti e gli operatori del Centro “Don Orione” insieme ai fedeli della comunità parrocchiale di Savignano Irpino sono scesi, accompagnati dallo sciabordio delle acque del fiume Cervaro che dai monti Dauni giunge sino al bosco dell’Incoronata prima di sfociare in Adriatico, ripercorrendo la stessa strada che da secoli conduce i viandanti dell’entroterra irpino e dauno fino alla casa della Madonna nera.

Arrivati in mattinata, i pellegrini si sono ritrovati dinanzi al sagrato per ripetere l’antico rito dei tre giri penitenziali intorno al santuario. Sono quindi entrati in chiesa dove hanno rinnovato gli impegni battesimali prima che don Leonardo Verrilli, rettore del santuario, e don Nicola Lanza, parroco di Savignano, celebrassero la santa messa.

Durante l’omelia, don Leonardo ha parlato di pellegrinaggio e di speranza indicando la meta del Paradiso come ritorno a Dio che “è la pianezza di vita, di gioia, di felicità instillate fin dal principio nel cuore di ogni uomo”. Nel commentare il logo giubilare ha fatto riferimento alla croce “che si fa àncora di salvezza nelle tempeste della vita” sottolineando come sia “importante per ogni uomo rimanere abbracciati a Cristo, unica vera àncora di speranza”.

Facendo riferimento all’anniversario della nascita di don Orione, ha infine richiamato una sua espressione incisa anche sulle scale dell’istituto di Savignano: “fare del bene sempre, del bene a tutti, del male a nessuno” per ricordare che questo bene è fatto di “piccole azioni quotidiane nell’impegno di prossimità, e di gesti piccoli come un sorriso, una parola amichevole: gesti di vicinanza che danno senso alle relazioni”.

Alla fine, come di consueto, dopo la celebrazione della Santa Messa, tutti i pellegrini hanno vissuto il momento della unzione con l’olio benedetto dell’Incoronata, richiamando un po’ i significati delle unzioni già ricevute al battesimo.

La gioia sperimentata durante la preghiera ha avuto il suo riverbero nel consumare il pranzo tutti insieme in una delle sale del santuario, e nel sostare all’ombra sotto il porticato tra musica, canti e qualche ballo improvvisato.

Cercare Dio in ogni cosa: intervista a don Nicola Lanza, parroco di Savignano.

Cosa raccoglie da questa esperienza?

Ogni esperienza di pellegrinaggio ci deve spingere ad una sempre maggior consapevolezza del fatto che la fede è un “camminare cercando” e che noi su questa terra siamo pellegrini. Non turisti né girovaghi: non ci spostiamo a caso, esistenzialmente parlando. Pertanto, oggi, 23 giugno 2025, ci siamo messi in viaggio, siamo partiti insieme verso una destinazione comune: l’imponente Santuario della Madonna dell’Incoronata di Foggia. Siamo partiti da Savignano Irpino come comunità parrocchiale insieme agli anziani ospiti dell’Istituto don Orione per andare a fare visita alla Mamma Celeste. Accolti dal Rettore del Santuario don Leonardo, abbiamo anche saputo che in questo giorno si ricorda proprio la nascita del santo fondatore dell’opera orionina.

Qualche accenno sulla giornata?

Non voglio raccontare la cronologia della giornata, quanto il valore che abbiamo dato ad essa. Concludere l’anno catechistico insieme a una parte dei bambini della parrocchia e al contempo “invitare” la Madonna a venire a Savignano il prossimo 3 agosto e restare in comunità per 4 giorni. Ecco allora che si rivela ai nostri occhi anche il pellegrinare di Maria, il muoversi per andare incontro agli altri. Siamo tutti pellegrini! Il pellegrino vive il suo camminare all’insegna di tre parole-chiave: il rischio, la fatica, la meta.

Cosa ha chiesto a questo pellegrinaggio?

Come i primi viandanti, anche noi chiediamo al Signore di avere fede, di accettare il rischio di abbandonarci alla sua volontà, sapendo che è quella di un Padre buono che ai suoi figli desidera assegnare solo quanto è opportuno per loro. Camminare significa anche effettivamente fare fatica. Lo abbiamo sperimentato oggi nello spostarci sotto il sole cocente e soprattutto lo hanno sperimentato i “nonni” muniti di carrozzella, spinti dagli operatori del Centro, quanto sia necessario il sacrificio per raggiungere una meta. Ma la meta raggiunta non ci dice di restare fermi lì, ma di ritornare a casa. Infatti, Dio è proprio così: un traguardo che ci spinge oltre, una meta che ci chiama in continuazione a proseguire, perché è sempre più grande dell’idea che noi abbiamo di lui. Nell’esperienza di Dio siamo sempre in cammino, sempre rimaniamo alla sua ricerca. Ma proprio questo camminare verso Dio ci offre l’inebriante certezza che Egli, come Maria sua madre, ci aspetta per donarci la sua consolazione.

Insomma, una giornata da ricordare.

Ringrazio il Signore per questa giornata di grazia, i padri orionini per la fraterna accoglienza. Ma ringrazio anche il direttore del Centro che ha voluto un pellegrinaggio giubilare in condivisione con la comunità parrocchiale, in modo da dare la possibilità di vivere l’anno santo anche a coloro che non avevano potuto partecipare al pellegrinaggio diocesano a Roma. Così tutti insieme abbiamo potuto sperimentare uno speciale momento di comunione ecclesiale.

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