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Genova – Festa del Corpus Domini al Piccolo Cottolengo, l’Eucaristia tra le persone e nei luoghi della cura

Genova – Festa del Corpus Domini al Piccolo Cottolengo, l’Eucaristia tra le persone e nei luoghi della cura

Un momento di intensa spiritualità e comunità si è vissuto presso la Casa del Paverano del Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione, dove si è celebrata la solennità del Corpus Domini, su iniziativa delle parrocchie del vicariato del quartiere genovese di San Fruttuoso.

Il rito – una delle principali solennità dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica – ha visto la partecipazione di numerosi sacerdoti: Don Giacomo Cesaretto della parrocchia di Santa Sabina, Don Marek Majewski, viceparroco di San Fruttuoso, Don Stefano Vassallo della parrocchia di Santa Fede, insieme agli orionini Don Gianni Castignoli della Chiesa di San Giuseppe Cottolengo, Don Dorino Zordan e Don Giuseppe Medda, rispettivamente direttore e vicedirettore del Piccolo Cottolengo.

Nella Chiesa di San Giovanni Battista all’interno della Casa del Paverano si sono radunati numerosi ospiti, famigliari, collaboratori e volontari, per i Vespri Solenni, seguiti dalla tradizionale processione eucaristica che ha attraversato i viali e gli ambienti di vita della Casa, concludendosi con la benedizione eucaristica nel chiostro esterno, sotto lo sguardo materno della statua della Madonnina.

Quest’anno la festa ha assunto un significato particolare, inserendosi nel contesto del Giubileo della Speranza, offrendo così ai partecipanti la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. Come da tradizione, il Corpus Domini porta l’Eucaristia per le vie della città, ma in questa occasione il gesto è diventato anche segno di testimonianza viva di fede, capace di non dimenticare la vita fragile e la sofferenza.

L’Eucaristia, celebrata e portata in processione nell’ostensorio, è stata ricordata come sacramento di guarigione e riconciliazione, un richiamo al cammino della Chiesa guidata da Cristo verso la vita eterna, un cammino che non dimentica i più deboli, ma li accoglie nel cuore della comunità.

La festa al Paverano è stata dunque non solo un rito religioso, ma anche un gesto di comunione e testimonianza, in pieno spirito orionino: portare il Signore tra gli ultimi, per dare loro luce e conforto.

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