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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – In attesa vigilante e operosa

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – In attesa vigilante e operosa

La parabola dei talenti, che ascolteremo in questa domenica, segue quella delle dieci vergini.

Il terzo personaggio della scena è quello su cui si concentra il racconto della parabola. Egli, che ha ricevuto un solo talento, per paura lo ha nascosto sotto terra. La risposta del padrone è molto dura.

La chiave di lettura della parabola è nella parola “paura”. In una concezione di Dio come duro c’è posto solo per la paura e la scrupolosa osservanza delle regole.

Ma la vera natura della relazione tra Dio e l’uomo è tutto l’opposto del timore servile. Il discepolo di Gesù deve muoversi in un rapporto d’amore da cui possono scaturire solo il coraggio, la generosità, la libertà, lo spirito d’iniziativa. L’unica paura che si può avere, se di paura si può parlare, è quella di non amare Dio abbastanza.

Quando non rispondiamo all’amore di Dio, nascondiamo i nostri talenti sotto terra, preferiamo la logica del “siamo pari”. Il terzo servo non tiene in debito conto un altro fattore, il tempo. Il tempo passava e lui rimaneva nell’immobilismo, nella paura del padrone e della vita, non ha avuto il coraggio di affrontare il rischio, di mettersi in gioco.

La fede non è un cofanetto dove conservare verità astratte, è intrapredenza, apertura a prospettive nuove che ci interpellano continuamente. La fede opera per mezzo dell’amore, dice san Paolo nella lettera ai Galati.

Giorno per giorno siamo chiamati a essere intraprendenti, a portare al rendiconto finale più talenti di quanti abbiamo ricevuto, moltiplicati dall’amore alla luce dell’amore con Dio.

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