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Milano – La lettera del direttore del PCDO ai familiari degli ospiti

Milano – La lettera del direttore del PCDO ai familiari degli ospiti

Don Pierangelo Ondei, Direttore del Piccolo Cottolengo di Milano, ha scritto in questi giorni legati all’emergenza coronavirus una lettera ai familiari degli ospiti del centro, che è stata distribuita anche ai dipendenti e ai volontari della struttura.

Si tratta di un’informazione sulla situazione attuale al Piccolo Cottolengo, che si sta scrupolosamente attenendo a tutte le ordinanze e ai consigli delle autorità competenti e che quindi, proprio per questo, ha dovuto isolare l’istituto vietando l’ingresso ai parenti. Questo il testo integrale della lettera:

«Cari amici, è superfluo sottolineare il momento di gravissima difficoltà che attraversa il nostro paese a causa del diffondersi del COVID 19. Molti altri paesi ne sono colpiti anche se in forma, per ora, meno pesante. La parola pandemia ci fa paura, e a ragione!

Sappiamo che la Lombardia è la regione più gravemente colpita. Così come siamo informati che le istituzioni come la nostra, dove vivono i soggetti più deboli a causa dell’anzianità o per qualche forma di disabilità, sono maggiormente esposte ad esiti dolorosi in caso di infezioni da coronavirus.

Ascoltiamo con grande sofferenza le notizie che ci giungono circa i numerosi decessi in case di riposo del territorio lombardo. Ci rattrista profondamente pensare a questi anziani e ai loro familiari che non hanno nemmeno potuto offrire il loro conforto nel momento supremo del distacco da questo mondo.

Sono certo che anche voi che mi leggete, provate i medesimi sentimenti di compassione e partecipazione emotiva, oltre che di timore, pensando che una tale infausta evenienza possa toccare anche a voi.

Credo che vi interroghiate su com’è la situazione al Piccolo Cottolengo.

Provo a darvi alcune informazioni essenziali.

Fin dall’inizio del manifestarsi del problema ci siamo scrupolosamente attenuti a tutte le ordinanze e ai consigli che provenivano dalle autorità competenti, nazionali e regionali. Dapprima meno rigide e, successivamente, sempre più stringenti. Abbiamo applicato minuziosamente le direttive: sanitarie, igieniche, comportamentali al fine di evitare un possibile contagio in istituto.

Una delle decisioni più dolorose è stata proprio quella di isolare l’istituto vietando l’ingresso persino ai parenti.

Penso che quanto abbiamo messo in atto qui al “Don Orione” sia stato fatto anche nelle altre case di riposo e nelle comunità per persone disabili. Come sappiamo però non ovunque le misure preventive hanno ottenuto il risultato sperato.

Fino ad oggi qui al Piccolo Cottolengo non abbiamo la percezione che vi siano casi di COVID 19, né tra gli ospiti né tra il personale. Ma voglio ripeterlo: non si tratta di una certezza bensì di una percezione, …oltre che di una speranza!

Una dozzina di ospiti, su 306, presentano esclusivamente sintomi febbrili, ma non sono quelli tipici del coronavirus, come l’insufficienza respiratoria.  È chiaro che i parenti di queste persone sono costantemente informati sulla situazione del loro caro. Per questi ospiti è stato messo in atto l’isolamento e sono state prese misure igienico-sanitarie adeguate. Avendo avuto risposta negativa sulla possibilità di poter procedere ad un tampone, il direttore sanitario, Dottor Marvasi, ha predisposto un iter diagnostico con esami di laboratorio ed RX del torace da effettuare qui, a domicilio.

Tra le difficoltà che stiamo vivendo vi è quella di qualche assenza tra le file del personale. Questo è dovuto al fatto che non può prendere servizio chi presenta anche poche linee di febbre o ha avuto contatti recenti con persone sospette di coronavirus.

Un’altra grave difficoltà a cui dobbiamo fare fronte è la scarsità dei presidi di sicurezza individuale per gli operatori (mascherine chirurgiche, occhiali, guanti monouso, visiere, ecc.). Le nostre tempestive e reiterate richieste rivolte alla Protezione Civile e all’ATS non sono state soddisfatte. Evidentemente il paese, e il pur virtuoso sistema sanitario lombardo, non erano per nulla preparati ad un’emergenza di questo genere. Speriamo che le promesse di ricevere presto i presidi necessari trovino conferma a breve.

A questo punto voglio ringraziare proprio loro, gli operatori del Piccolo Cottolengo che, pur in condizioni così difficili e persistenti nel tempo, continuano a prestare il loro servizio con professionalità ed abnegazione, svolgendo turni più lunghi e perciò più stressanti. Penso che la crisi che stiamo vivendo abbia come risvolto positivo l’emergere in tante persone della loro parte migliore, che è fatta di generosità, altruismo e spirito di sacrificio. Grazie per tutto questo!

A voi familiari dico che comprendo la vostra sofferenza nel non poter essere vicini ai vostri cari, specialmente in un periodo così delicato, nel quale avrebbero maggior bisogno della vostra presenza. Afflizione reciproca, che provano anche loro nel non godere delle vostre consuete visite, non poter vedere i vostri volti, ascoltare le vostre parole. Per mitigare il senso di solitudine e di isolamento, i nostri operatori si sono resi disponibili a promuovere contatti telefonici e videochiamate tra gli ospiti e voi parenti. Su questa disponibilità potrete ancora contare.

Riassumendo: la situazione per il momento al Piccolo Cottolengo è difficile per i motivi che vi ho esposto, ma non grave. Spero che continui così anche per il futuro.

Se abbiamo avuto l’avvedutezza di applicare tutte e subito le disposizioni che ci venivano dalle ordinanze governative e regionali il merito va ai miei più stretti collaboratori che costituiscono l’Equipe di Direzione. La loro professionalità non sarebbe bastata. Ci voleva qualcosa di più, come l’attaccamento al nostro istituto, che, tradotto in altre parole, significa l’attaccamento agli ospiti che ci sono affidati.

Io, con gli altri sacerdoti e le suore, in ragione della nostra fede, preghiamo in maniera particolare per poter superare questo periodo oscuro. A questa preghiera si unisce anche quella dei nostri ospiti e di molti operatori che condividono la nostra fiducia nella Provvidenza di Dio. Per resistere alla pandemia ci vorrà tutto l’impegno di noi uomini, non possiamo aspettare un miracolo dall’alto. Ma il miracolo a cui stiamo già assistendo è quello del moltiplicarsi della generosità, della pazienza, dello spirito di sacrificio. Don Orione, che era devotissimo della Divina Provvidenza, aveva chiara la coscienza che Essa agiva facendo uso del suo cuore grande e delle sue mani instancabili.

È quello che ancora oggi chiediamo al Signore quando preghiamo.

A tutti voi un cordiale saluto e l’augurio di poterci incontrare al più presto».

Scarica QUI la lettera.

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