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#ottobremissionario – Kiev, una nuova missione orionina

#ottobremissionario – Kiev, una nuova missione orionina

Don Moreno Cattelan e il chierico Mykhailo Demchuk sono i missionari orionini che il 2 ottobre hanno avviato la prima casa orionina a Kiev, Ucraina. Don Moreno ha alle spalle 40 anni di vita religiosa, mentre il giovane Mykhailo ha appena 22 anni ed ha fatto la sua prima professione religiosa lo scorso 8 settembre.

In questa nazione l’opera Don Orione è presente da diversi anni con una grande realtà a L’viv, con una parrocchia, l’oratorio, una casa famiglia per disabili e il monastero.

Don Moreno sta raccontando passo dopo passo la loro vita da missionari attraverso i social: proprio ieri ha aperto su Facebook una pagina dedicata al nuovo cammino, Missione Kiev.

Don Moreno, perché una missione a Kiev?

Kiev oltre che essere la capitale dell’Ucraina, è una delle grandi realtà cosmopolite europee, non è soltanto la capitale dell’Ucraina, ma oltre due milioni di abitanti, è la città più grande del paese.

La scelta è dipesa da tre verbi:
ASCOLTARE  la voce di Gesù che ci invita a essere suoi testimoni fino agli estremi confini della terra;  la voce di Don Orione che ci sprona a non fermarci a quello che abbiamo consolidato ma a progredire nel bene; la voce di Papa Francesco che al Sinodo permanente della Chiesa greco-cattolica ucraina ha detto “Auspico che la vostra Chiesa particolare cresca, si sviluppi e fiorisca”.

DISCERNERE: Per diverso tempo la comunità, d’intesa con il Consiglio provinciale, ha studiato la possibilità di uno sviluppo dell’opera iniziata in questi anni a L’viv. Dopo un attento esame di luoghi e proposte si è optato per Kiev, la Capitale, come luogo particolarmente opportuno per l’ubicazione di una seconda presenza. La situazione socio-ecclesiale di questa città, e in genere dell’Ucraina, è unica ed interessante da molti punti di vista, anche se particolarmente complicata.

VIVERE: Sono ormai 18 anni che la Congregazione è presente in Ucraina. Avviato il lavoro di consolidamento vocazionale fra qualche anno potremmo trovarci nella necessità di avere spazi di lavoro già pronti e immediatamente operativi, occupabili da confratelli liberati dagli impegni dell’attuale monastero, grazie all’immissione di forze fresche. Già in questo nuovo anno pastorale abbiamo due giovani confratelli di voti temporanei, pronti per l’esperienza del tirocinio, uno dei quali è destinato proprio a Kiev.  Dobbiamo uscire e aprirci a nuove prospettive per la diffusione della Congregazione in Ucraina.

Com’è la vostra nuova casa a Kiev?

A pochi metri dal confine con la città, sulla strada che porta a Odessa, la Congregazione ha acquistato nel territorio di Novosilke un ettaro di terreno sul quale in un prossimo futuro sorgerà un nuovo centro pastorale (NDR la foto è visibile nella gallery dell’articolo). Attorno al terreno sta già sorgendo un grande complesso abitativo che una volta ultimato potrà ospitare circa 5000 persone (un paese insomma!).
Nel territorio di Chabany, a due chilometri dal terreno, è stata presa in affitto una villetta di due piani con adiacenza di circa 1000 m², tenuta a orto-giardino, che sarà la nostra residenza

Quali sono le impressioni di questi primi giorni?

Ogni giorno sperimentiamo la presenza accanto a noi della Divina Provvidenza.

Il primo giorno siamo usciti per incontrare il sig. Vasil, l’impresario al quale abbiamo dato l’incarico di eseguire il lavoro di recinzione del terreno. Con lui abbiamo fatto un’ispezione nel territorio e preso accordi sul da farsi.
L’impresario ci chiedeva dove poteva allacciarsi per avere l’acqua e la corrente elettrica, indispensabili per iniziare il lavoro di recinzione.  Alla seconda domanda abbiamo risposto informandolo che a L’viv c’è ancora un generatore utilizzato per la costruzione della cappella e dell’oratorio. Revisionato (son passati 10 anni!) potrebbe essere ancora utile. Per l’acqua penseremo a qualche soluzione, quindi salutiamo il sig. Vasil e ci accingiamo a cercare dove posizionare, domani la croce: tra le erbacce scopriamo un pozzo del quale non eravamo a conoscenza. Richiamiamo indietro il sig. Vasil per fargli vedere la felice scoperta. Ecco l’acqua!

Avete iniziato mettendo una croce nel terreno, quale significato ha questo gesto?

Il giorno della Festa di san Francesco è stato un giorno importante per noi.
Volevamo dare avvio alla nostra missione a Kiev, collocando sul terreno un segno visibile e ben chiaro: la croce che già nel 2006 avevamo posto sul terreno, a L’viv, dove attualmente c’è il “Centro Divina Provvidenza”. Un gesto che, compiuto nella festa di san Francesco, si riveste di un particolare significato ed è premonitore di quanto abbiamo intenzione di fare.

Siamo arrivati in zona con un semplice badile e la croce di ferro alta quasi tre metri. La terra era durissima. Sembrava cemento. Scavare una buca di almeno 40/50 centimetri ci è apparsa una impresa impossibile. A pochi metri da noi c’èra uno scavatore del cantiere dei palazzi in costruzione. Chiediamo aiuto ma ci vien detto che l’autista non c’è. Ci danno un secondo badile guardandoci tra il meravigliato e il compassionevole.

“Centimetro dopo centimetro ce la faremo”. E’ la nostra parola d’ordine! Alla fine abbiamo scavato con le mani, portando i sassi per fermarla sul terreno. Una scena che ci fa venire in mente il film “Fratello sole, sorella luna” là dove Francesco restaura la chiesetta di san Damiano.

Dopo tre ore di lavoro il nostro segno è ben visibile è già attira la curiosità dei guardiani dell’altro cantiere, quello a ovest . Fatta un po’ di pulizia nelle vicinanze della croce, abbiamo piantato dei fiori.

Il nostro lavoro si conclude con una preghiera attorno alla croce che da ora diventa testimone, in questo spicchio di terra, della nostra presenza a Kiev.

 

 

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