skip to Main Content
Menù
#Alzheimer – Le iniziative orionine: Selargius

#Alzheimer – Le iniziative orionine: Selargius

Da tre anni il Centro Diurno Don Orione di Selargius organizza un evento, metà convegno e metà festa, per far conoscere l’Alzheimer, perché non si abbia più paura di questa malattia.

L’iniziativa, specchio di una comunità che vuole essere unita nell’abbracciare i malati e le famiglie, è patrocinata dal Comune di Selargius, dalla Società Italiana di Psicogeriatria, dall’Azienda Tutela Salute della Sardegna e dall’Associazione Geros, Servizi e ricerca in Gerontologia e Psicogeriatria.

E proprio sul tema della comunità verte l’iniziativa del 2019, in programma il 20 settembre prossimo: al mattino una tavola rotonda intitolata “Selargius, città amica della demenza” e nel pomeriggio festa e laboratori presso il Centro Diurno Don Orione.

Abbiamo chiesto al dottor Felice Salis, responsabile del Centro, di raccontarci questa bella esperienza di cura e ricerca.

Questo è il terzo anno che il Centro Diurno Don Orione organizza un evento in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Qual è il bilancio di questi tre anni? Di cosa parlerete qust’anno?

Queste “ Alzheimer Fest” ci danno  l’opportunità di essere un  CENTRO da cui si irradia con forza centrifuga la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione su una tematica molto cara anche a Papa Francesco; infatti spesso ha sottolineato il pericolo della esclusione, dello cultura dello scarto che la nostra società mette in atto nei confronti degli anziani fragili. Farci sentire con voce autorevole è un dovere cristiano e civile.

Quest’anno infatti in collaborazione con il Comune di Selargius, la ASSL di Cagliari, la AIP Regionale e la GEROS, nostri partner storici, vogliamo lanciare il progetto di creare una Comunità amica della demenza che abbatta lo stigma nei  confronti della malattia e dei familiari, permettendo loro di muoversi e vivere senza ansia e barriere psicologiche o fisiche dentro un negozio, un supermercato, in coda all’ufficio postale e dentro un autobus.

Si tratta di avviare e consolidare un processo lento e progressivo di cultura e cambiamento sociale, all’interno di una comunità che permetta ai cittadini e agli spazi territoriali di diventare una rete di salvataggio per le famiglie capace di sostenere, accogliere e coinvolgere le persone con decadimento cognitivo, contrastando ulteriori disorientamenti e frustrazioni.

Perchè un convegno sulla città amica della demenza?

Bisogna sempre tenere presente che l’esperienza soggettiva che le persone con demenza vivono della loro disabilità dipende moltissimo dal contesto e dall’atteggiamento degli altri nei loro confronti. Ecco perché creare e diffondere il Modello di un Ambiente “Amico” Accogliente e Inclusivo può permettere e facilitare l’espressione di sé come PERSONA con disorientamento, ancora capace di interagire e avere un significato per gli altri e per la Comunità di Appartenenza, al di là dei limiti della malattia, salvaguardandone la DIGNITA’.

Il contesto accogliente e le stimolazioni psicosociali del TERRITORIO sono determinanti nel creare condizioni di benessere nella persona disorientata e nella famiglia, e nel migliorare in modo significativo la Qualità di Vita di TUTTI, per chi è accolto e per chi accoglie (Modello di Cura Centrata sulla Persona e sulle Relazioni).

Lo scorso anno avete approfondito il tema delle terapie non farmacologiche, cosa sono e quali benefici portano alla persona con demenza?

Terapie non farmacologiche significa prodisporre un insieme di relazioni e professionalità che crea i presupposti per essere accolti nel mondo della demenza come persone dal volto conosciuto e capaci di rispondere ai bisogni dell’altro quasi a mani nude ma pronti a prenderli per mano. Le terapie cosiddette non farmacologiche rendono più prossimo quanti la somministrano.

Qual è il rapporto con le famiglie dei vostri ospiti?

I familiari sono molto riconoscenti per il servizio che prestiamo e soprattutto per il sostegno che a loro riserviamo. Per noi è fondamentale creare un clima di fiducia reciproca per poter arrivare ai veri bisogni degli ospiti e fare in modo che il nostro operare sia in sinergia con l’assistenza a domicilio delle loro famiglie.

Quali sfide affronta oggi il vostro centro che porta il nome di un grande Santo della Carità, sempre vicino agli ultimi ed ai più bisognosi?

Le opere di Carità devono essere secondo il nostro Santo Fondatore Don Orione “Fari di Fede e di Civiltà” e per rispondere a tale mandato il Centro Diurno si è impegnato in questi anni a dare continuità anche a questo evento. Come dicevo prima dobbiamo far sentire la nostra voce di appartenenti ad una Chiesa che accoglie, che non accetta la cultura dello scarto e che crea ponti per superare le difficoltà di una società sempre più centrata sull’io piuttosto che sul noi.

LOCANDINA Selargius Alzheimer Fest 2019

Back To Top