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I volti di Don Orione – Demetrio

I volti di Don Orione – Demetrio

Quando hai conosciuto Don Orione?

Nel 2001, da giovane obiettore di coscienza, sono arrivato al Centro don Orione di Roma – Montemario e la prima immagine di don Orione in cui mi sono imbattuto è stata quella di un curioso centralinista disabile, alto poco più di un metro, sfacciato e spontaneo, che mi ha accolto al mio arrivo. Da allora sono passati 17 anni di cammino nell’Opera e con l’Opera, lavorando per quegli ultimi e bisognosi ai quali si pensa di dare qualcosa di sé stessi, anche se, in realtà, sono loro a regalarti l’occasione di essere una persona migliore.

 

Chi è per te Don Orione?

Mi piace immaginare don Orione come un “nonno saggio”, quel Pater Familias della cultura contadina che, dopo aver trasmesso il suo sapere alle nuove generazioni, affida loro le incombenze del lavoro e rimane ad osservarle dall’uscio di casa, pronto ad incoraggiare, correggere, suggerire, animare. Io vivo in questo modo don Orione: lui ha lavorato, piantato, ha insegnato ad i suoi figli ad amare i campi, poi glieli ha affidati e loro hanno scelto di condividerli con noi laici. Oggi lavoriamo insieme, figli e nipoti, sui solchi tracciati da quel “nonno saggio” che ci osserva da lontano e che, ancora, continua a suggerirci la direzione.

 

Dove senti vivo oggi Don Orione?
Sento che don Orione è vivo (e ci osserva dall’uscio…) ogni volta che passo del tempo con le persone che vivono in una delle nostre Case. Sono loro che ti motivano a fare il bene, a farlo meglio, perché non stai solo lavorando, ma stai contribuendo a tenere in vita don Orione e la sua Opera. E poi, don Orione lo senti vivo nel dialogo con i religiosi e con i colleghi: si condivide un’esperienza di vita con persone che camminano con te sulla stessa rotta, seguendo insieme don Orione che, vivo e attuale, ci parla e ci indica il cammino.

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