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Dublino – Il papa e il dialetto dell’amore

Dublino – Il papa e il dialetto dell’amore

Papa Francesco ha pregato nella procattedrale di St. Mary davanti alla candela per le vittime di abusi e ha risposto alle domande sull’amore e la fede di alcune giovani coppie di sposi e fidanzati. Il clima era intimo e gioioso, dove i pianti dei bambini sono definiti dal Papa “la più bella musica”, “la più bella predica e un grido della speranza”.

Ha ribadito la forza del matrimonio cristiano, di un amore per sempre che è difficile da vivere in una cultura del provvisorio. Tra le tante espressioni usate da Francesco, una in particolare colpisce per la sua incisività e quotidianità. Dice il Papa:

“Io ricordo una volta – avrò avuto cinque anni – sono entrato a casa e lì, nella sala da pranzo, papà arrivava dal lavoro, in quel momento, prima di me, e ho visto papà e mamma baciandosi. Non lo dimentico mai! Che cosa bella: stanco dal lavoro, ma ha avuto la forza di esprimere l’amore a sua moglie! Che  vostri figli vi vedano così, accarezzandovi, baciandovi, abbracciandovi: questo è bellissimo, perché così imparano questo dialetto dell’amore.

Lentamente ma decisamente stiamo dimenticando il linguaggio diretto di una carezza, la forza della tenerezza. Non ci potrà essere una rivoluzione di amore senza la rivoluzione della tenerezza. Sembra che la parola tenerezza sia stata tolta dal dizionario. Col vostro esempio, possano i vostri figli essere guidati a diventare una generazione più premurosa, amorevole, ricca di fede, per il rinnovamento della Chiesa e di tutta la società irlandese.”

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