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Genova – Don Aurelio incontra il personale del Piccolo Cottolengo genovese

Genova – Don Aurelio incontra il personale del Piccolo Cottolengo genovese

Don Aurelio, superiore provinciale, continua la serie di incontri dedicati alla formazione carismatica del personale della Case orionine.
Questa mattina, 22 marzo ha incontrato il personale del Piccolo Cottolengo genovese.
Ha posto l’attenzione da subito alle mani di Don Orione con una slide che le ritraeva in un collage di più immagini, intente in più occasioni di vita.

mani Don Orione

Don Aurelio le ha analizzate una per una, mani protese al cielo, la mano che si tratta la testa come per riordinare i pensieri, mani che scrivono (Don Orione ha scritto tantissimo, sono stati composti 22 volumi formato A4 ogni volume di circa 300pagine), mani che pregano, mani protese per aiutare, mano nella mano con un bambino, mani che stringono il crocefisso “il Gesù che lui amava da morire, con il suo cuore dilatato dall’amore da cui è stato arricchito.”

Nel riportare la vita di Don Orione, una vita piena, pienissima, Don Aurelio ha quasi faticato a scegliere un capitolo da raccontare: ma ha scelto due eventi di cui il nostro Santo è stato sicuramente protagonista: i due terremoti di Reggio Calabria, Messina e poi di Avezzano.
Il superiore provinciale racconta che Don Orione nella sua semplicità e nella sua concretezza aveva capito che non poteva essere di nessuna utilità alle persone colpite, se non fosse riuscito a risposare tranquillo, per questo chiese al Signore il dono di poter dormire bene per poter essere utile durante il giorno successivo; racconta anche dell’incontro di Don Bacciarini, padre guanelliano, con Don Orione nel gennaio del terremoto di Avezzano; ricorda che era bagnato fradicio dalla testa ai piedi, ma talmente bagnato che per asciugarsi almeno un po’ aveva posto tra la testa ed il cappello alcuni fogli di giornale per evitare di ammalarsi, ma nonostante tutto continuava a adoprarsi per gli altri dimostrando di essere un vero uomo di Carità.

Don Aurelio dopo aver raccontato questi episodi ricorda ai presenti che anche loro, in quanto operatori delle Case del Cottolengo hanno ricevuto il dono di stare in luoghi sacri, benedetti, perché tutto in queste Case è un po’ un miracolo; ed aggiunge “Per far funzionare una macchina così complessa non bastano organizzazione e statistiche ma ci vuole qualcosa che va al di là, c’è sicuramente quel qualcosa in più! Quando vengo a Genova e vedo il Paverano penso che Don Orione dal paradiso non si stia riposando, anzi!” e continua “Don Orione è il nostro modello di vita anche se i tempi sono cambiati, Don Orione ha amato da morire! Ma come si fa ad amare da morire per riempire così bene la nostra vita?! Non c’è bisogno di cose difficili, ma solo cercare di crescere nella coscienza che ogni attimo che ci viene donato è prezioso e quindi si è chiamati a riempire questo attimo di azioni buone così, voltandosi indietro, ci si renderà conto che tutta la giornata è stata buona, tutta la settimana è stata buona… Basta essere spontanei, e se si fa fatica ad esserlo non bisogna preoccuparsi poiché grazie a Dio ci viene data una vita per imparare!” – conclude poi – “San Francesco da Sales diceva che ogni attimo che viene è carico di un ordine ed è l’ordine del contenuto in cui noi viviamo, io posso pulire bene o posso pulire male tocca però a me scegliere; posso acconsentire o posso ribellarmi ma tocca sempre a me scegliere, l’ordine del contesto è  immediato, ma questo attimo ha il senso dell’eternità da quando viene caricato dalle mie scelte.”

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