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Intervista a Mons. Andrea Gemma

Intervista a Mons. Andrea Gemma

Dopo aver pubblicato la notizia del suo compleanno QUI, pubblichiamo adesso una bella intervista da parte del chierico del Teologico, Pitreti Fabian.

 

Lei è stato 17 anni il pastore della diocesi di Isernia. Chi è il vescovo?

È un padre, un fratello e un pastore. Queste tre parole riassumono la figura del vescovo: fratello specialmente con i sacerdoti, con coloro che hanno bisogno; quindi, fratello, sempre per accogliere, con le braccia aperte. Lo sapevano tutti nella mia diocesi che per arrivare da me non c’era bisogno di passare attraverso troppe porte e attraverso troppi segretari. Ogni persona entrava nelle ore di ufficio e arrivava direttamente alla porta del mio episcopio. Quindi, porte aperte. Poi, fratello, soprattutto con i sacerdoti che si devono sentire compresi, amati. Questo non esclude però la fermezza circa i principi, circa la verità, circa la fede, circa la morale. Quindi, in questo bisogna essere fermi.
Il vescovo deve essere pastore, nel senso di offrire continuamente il magistero della Parola. Mentre il mio successore non ha scritto nessuna lettera pastorale io ne ho scritte 37.  Sono rimasto ad Isernia 17 anni, questo vuol dire più o meno 2 lettere all’anno, alcune erano dei piccoli trattati, come per esempio quella sulla Calunnia. La lettera pastorale che mi ha fatto poi conoscere anche oltre oceano sono quelle 4 paginette sul ministero dell’esorcista, nella quale io ho detto: “Ecco oggi, sono stato a messa dal Papa, era il 29 giugno 1991, e mi è venuta l’ispirazione di dedicarmi a quello che è un ministero al quale il vescovo è autorizzato ex natura, cioè il ministero dell’esorcismo, di combattere contro il demonio. Ho scritto tutto in 4 paginette, è la lettera pastorale numero 14, e così è cominciato il mio ministero di esorcista. E poi ho approfondito questo argomento nei miei libri: Io vescovo esorcista, che ha avuto molte ristampe, Confidenze di un esorcista, I trofei del Satana. E’ il lamento inascoltato delle sue vittime dove ho raccolto le testimonianze di quelli che sono stati tribolati per colpa del demonio e le ho commentate. E’ un bel volume, si può trovare anche nelle librerie cattoliche.

Ha toccato questo argomento dell’esorcista, però prima di arrivare li, volevo chiederle sempre sul suo ministero come vescovo. Quante parrocchie aveva e ogni quanto andava a visitarle?

Avevo 48 parrocchie le visitavo continuamente. Tutte mi hanno avuto e accolto almeno 5, 6 volte. E la visita pastorale, per me, consisteva in una settimana intera di visite, di ascolto, nelle quale io aprivo le porte anche ai fedeli. Quindi chi voleva venire a parlare poteva venire nella parrocchia dove andavo a tenere la visita pastorale.

Il vescovo è il pastore di tutti, dei fedeli, non solo dei preti.

Ovviamente, Di tutti! Anche dei ricchi, come ci ha insegnato Don Orione perché anche loro hanno bisogno di essere aiutati e di spendere bene il loro potere, il loro avere.

Don Orione ricordava due preti che da seminarista, lo avevano colpito quando stava facendo le elementari. Quindi, quella testimonianza che gli hanno dato, ha in qualche modo coinvolto anche il suo animo da rispecchiarsi in questo periodo da quando è vescovo?

Certamente. Infatti, da vescovo mi son chiesto: che cosa mi insegna Don Orione? E mi sono riferito a questi due preti che sono stati maestri delle mie elementari. Quando ho espresso il mio desiderio di farmi prete, questi preti, con molta discrezione, non mi hanno mai più lasciato. Mi chiamavano, mi davano dei piccoli incarichi.

Quanto è importante, secondo lei, la testimonianza di un prete vero, di un prete profondamente coinvolto da Dio?

Per me, la testimonianza è fondamentale. Uno slogan mio è questo: prete, nasce da prete.

In questi 17 sette anni, ricorda qualche momento difficile?

Ho trovato difficoltà soprattutto con la classe politica. Poi, anche con le strutture burocratiche, come per esempio quando ho costruito la porta di bronzo della cattedrale, la soprintendenza ai beni artistici, mi vietò di collocarla, e questa è rimasta 7 anni appoggiata alla facciata della cattedrale. Non messa in funzione.  Dopo 7 anni, stanco di vederla in quella posizione, decisi di fare un colpo di mano. Ero in Terra Santa, c’era con me anche il parroco della cattedrale. Telefonai ad un imprenditore amico e gli dissi di approfittare una notte e di collocare la porta al suo posto cosicché, al mattino tutti la potessero contemplare al suo luogo e in piena funzione. Dissi a me stesso: “Se a costoro dispiace la vengano a togliere”.
Puoi andare anche tu a vederla è molto bella. La cosa fece rumore. Ci furono critiche da parte della soprintendenza ma intanto la porta è là splendida, bellissima: poema di amore alla Vergine santa. Io dico quando ci si trova davanti ad un muro l’unica soluzione è quella di farlo cadere, e agire di conseguenza.

A proposito di questo esempio portato da lei, di questa porta su cui era scolpita l’immagine di Maria, quanto è importante la Madonna per un vescovo?

La Madonna è tutto. Lo ripeto: la Madonna è tutto! Al noviziato, dove adesso si trova il vostro Teologico, ho imparato ad amare la Madonna e da lì non mi ha mai abbandonato. Ho scritto 18 libri sulla Madonna. La Madonna è stata per me sempre una Madre. Infatti, ho scritto sulla mia immagine di ordinazione sacerdotale questa frase di Don Orione che dovresti conoscere: “Leggete sulla mia fronte, leggete nel mio cuore, leggete nella anima mia, non vi vedrete cosa che non porti scritto: grazia di Maria”.

Veramente bella questa frase di Don Orione. La ringrazio per avermela ricordata. Ma, vorrei chiederle: Gesù ci indica tre virtù cardinali. Quali sono le tre virtù, i tre pilastri di un vescovo?

La fede innanzitutto, la fiducia, che è diversa dalla fede, e poi, la pazienza, tanta tanta pazienza. Tacere e soffrire, come diceva Don Orione. Infatti lui ha delle frasi bellissime in questo senso. Tacere e soffrire, cioè accettare quello che il Signore manda.

Il vescovo, quello che porta il peso della sua Chiesa locale…

Si, si… Non pensiamo al vescovo come un grande, come un principe della Santa Romana Chiesa. Il vescovo è un fratello tra i fratelli. Naturalmente non rinuncia a nessun segno della sua dignità: la croce pettorale, l’anello, un vestito come si deve, anche qualche merletto, ecc. Non bisogna essere esagerati, però bisogna continuamente pensare alla carità fraterna. Carità, carità. E Don Orione in questo ci è maestro. Tu sai che nel sistema italiano, ai vescovi viene data una parte dell’8/1000 che deve essere per le opere di carità. Ed io da questi soldi traevo molte elemosine. Qualcuno mi accusò addirittura presso mia madre dicendo che io largheggiavo troppo nel distribuire danaro.  Io feci vedere a mia madre il libro mastro: ad ogni uscita segnata come elemosina corrispondeva immediatamente dopo una entrata di offerta spesso superiore alla elemosina stessa.

Ha ricordato la sua mamma. Quale ruolo ha avuto la sua mamma nella sua vita?

Eh… una grande importanza. Davvero grande importanza. È stata orfana fin da bambina e cresciuta da uno zio, ma sapeva fare di tutto. La prima talare me la cucì lei stessa.

Parlava della carità che è molto importante per un Orionino. Quest’anno viviamo il Giubileo straordinario della Misericordia. Cosa significa questa misericordia di Dio?

Il Papa ci dice quello che ci direbbe Don Orione: usate misericordia. Ma bisogna essere anche attenti. Misericordia sì, ma anche amore alla verità. Io non posso sotto il manto della misericordia non vedere la tua mancanza di qualsiasi virtù e quindi non ammonirti. L’ammonizione, la correzione è un tipo di misericordia. Il perdonare tutto e sempre, far finta di non vedere, non è misericordia, è lassismo. È diverso il lassismo dalla misericordia. La misericordia vuol dire non ingrandire il male, ma ingrandire il bene e soprattutto non dire bene al male. Infatti, la società d’oggi ha bisogno di giustizia perché ci sono troppe disuguaglianze.

Che importanza ha avuto la misericordia nel suo cammino sacerdotale?

Io sono passato quasi sempre come uno piuttosto severo. A scuola ero terribile: mi chiamavano il burbero benefico. Ma, qualche mio alunno poi mi ha difeso dicendo: “Sì, don Gemma era severo specialmente a scuola, quando non studiavamo, però quando si andava nel suo ufficio era l’accoglienza in persona”.

Quindi, Monsignor Gemma, un pastore che è passato piuttosto con questa immagine del prete severo ma che, ecco, si fa strada per la misericordia di Dio per quelli che soffrono per la colpa della possessione diabolica, agli ultimi degli ultimi. In questa realtà ci sono più o meno queste categorie di persone: quelli che vedono dappertutto il demonio e quelli che non credono nella sua esistenza. Ci può spiegare questa realtà?

Hm… In quello che riguarda l’esistenza del demonio, ci sono tanti segni che lui esiste. Come si fa a negare l’esistenza del demonio quando ci sono tutti questi mali nel mondo? Io mi sono sempre rifatto a un piccolo brano di un libro di Joseph Ratzinger dove parla del demonio. Vedendo quello che succede nel mondo, questa orchestrazione del male, è difficile non pensare ad uno che soffia nel fuoco per aumentare il male nel mondo. Il demonio spiega quel male che c’è nel mondo, quel male nascosto, la correzione, l’odio, la guerra. Come si fa a negare che ci sia uno spirito che spinge a tutto questo. Dio, per grazia, lo tiene legato e allenta la corda a suo piacimento, quindi non permette niente che non voglia lui, però il demonio c’è. Io ho trovato questa frase nella lettera di Barnaba in cui si dice pressappoco che il demonio impazza continuamente nel mondo.

Come si arriva alla possessione. Un cristiano, una persona, come arriva a questa situazione?

Se leggerai il mio libro “Io vescovo esorcista” lì c’è tutto spiegato. Innanzitutto perché Dio lo permette, però si arriva alla possessione dopo una vita di peccato insistente e continuo, perché ha abbandonato la preghiera e i sacramenti, quindi ha perso la fiducia in Dio, ma soprattutto perché ha partecipato a dei riti magici, ha frequentato occultisti. Quindi, a mano a mano che noi togliamo spazio a Dio nel nostro animo, il demonio avanza. Naturalmente non dobbiamo pensare che la possessione sia una cosa facile e frequente. Nel mio ministero avrò incontrato al massimo 10 posseduti.  Ma la causa principale è l’aver partecipato a una operazione occultistica. Questo è il modo più frequente. Infatti, quando le persone vengono, chiedo loro: “Hai mai partecipato a una operazione di questo genere”? Se mi rispondono di sì, allora gli dico che ho capito. Perché partecipare ad una realtà di questo genere significa aprire la finestra al demonio che ci viene addosso.

Gli altri invece?

Gli altri sono “maleficiati” ossia oggetto di maleficio, cioè colpiti dal male mandato addosso a una persona per mezzo del demonio. Il maleficio consiste nel buttare addosso ad una persona ogni male facendo intervenire il demonio, il quale non aspetta altro. Le conseguenze di tali malefici le puoi leggere nel mio libro in cui ho raccolto diverse testimonianze delle povere vittime: “I trofei del Satana e il grido inascoltato delle sue vittime”.

L’esorcista libera la persona dal maleficio?

Sì, se si impegna con l’aiuto di Dio e domandandolo a Dio, si impegna a opporsi al demonio. Naturalmente l’esorcismo è una preghiera, si può fare una preghiera imperativa, cioè dire al demonio: vattene, e dire al demonio nel nome di Dio e della Chiesa Vattene, libera quest’anima.  

Perché il Signore lo permette?

Il Signore lo permette per purificare la persona stessa, perché se un posseduto accetta questa sua condizione, ci soffre, lo offre a Dio, acquista grande merito. È un mezzo di purificazione, è il purgatorio anticipato quaggiù. Comunque Dio trae sempre qualche bene dal male.

Immagino che in queste esperienze, non soffre soltanto la persona, ma soffre anche la famiglia.

Sì … tanto, tanto, tanto. Specialmente se il posseduto è un bambino, un giovane o una ragazza. Questo è l’oscuro mistero del male al quale noi possiamo fare come fa il salmista: Signore perché taci? Signore perché ti nascondi? Perché permetti questo? Quindi, se lo fa il salmista possiamo farlo anche noi. Io penso che se tu lo accetti, riesci a ricavare da questo male un grande bene. Questa è la tattica di Dio: di ricavare il massimo di bene anche dal massimo del male.

Lei come esorcista ha fatto un sacco di bene. Ci può dare un esempio di una persona che ha cambiato vita?

Sì, questo dev’essere certo. La persona può cambiare vita. Non mi ricordo più il nome della prima persona che ho liberato, si è liberato dopo una quaresima intera, dopo quaranta giorni, in cui lo esorcizzavo quotidianamente. La famiglia è venuta a Isernia. Questo povero ragazzo aveva partecipato a una seduta spiritica in classe. C’è voluta un’intera quaresima con esorcismo quotidiano perché si liberasse. Il giorno di sabato santo cadde a terra ed emise questa voce: “Adesso me ne devo andare… Era il maligno che se ne tornava all’inferno. Il giovane continuò a corrispondermi per lettera e per telefono e credo sia tuttora sulla buona strada.

Qual è il percorso da seguire in un caso di possessione?

Consigliare la persona di andare da un esorcista e pregare per lei.

Il mondo diabolico è di sua natura oscuro ed inquietante. Esercita comunque un oscuro fascino sulle menti, perché?

È un fascino di quello che non si conosce bene. È curiosità. Il male in stesso è un qualcosa che suscita curiosità, quindi si vuol costatare, scavare. Poi ci sono anche le promesse che il demonio fa. Quando nelle sedute parla o per se stesso o per mezzo dello stupido che gli dà la parola, fa delle promesse: “Se mi seguirai avrai questo, questo”. I cartomanti promettono amore, potere e ricchezza. Sono promesse false che bisognerebbe subito smascherare e dire subito non è vero. Io vado dietro il mio Signore che promette la croce ma, dopo, la risurrezione. <Quando si usa se stesso non si usa sé, come hai fatto dopo>

Ci sono un sacco di mezzi che la società ha, ma la vita sembra sempre più pesante. Come mai questa grande difficoltà di portare la croce odierna della gente di oggi?

L’uomo è sempre, per sua natura, assettato di felicità. E quindi lo cerca nelle strade buone e nelle strade non buone, che sono quelle di andare dal cartomante, dalla strega, ecc. Le presumibili scorciatoie sono il massimo inganno del demonio, menzognero fin dall’inizio.

Ci avviamo verso la conclusione. Ha mai avuto timore del demonio?

Eh… certamente, all’inizio sì. Una povera persona, cioè l’esorcista, è naturale che senta il ribrezzo nel trovarsi di fronte al “dragone”. Ecco la parola giusta: ribrezzo, perché più che paura è disgusto. Ma certamente si sente anche la trepidazione. Senza dubbio.

Torno di nuovo sulla figura della Madonna.

Che bello. “Tu hai quella che ti protegge e ti difende… Di fronte alla Madonna il demonio alza le mani e si dichiara implicitamente impotente, l’esorcista lo sa benissimo. E per questo non può essere che un gran devoto di Maria, come cerco di essere sempre più. “Tu hai quella” mi ha detto il demonio tante volte, perché il demonio non la nomina. E infatti ce l’ho qua (e mi fa vedere la croce pettorale dove nel retro c’è la medaglia miracolosa. Il demonio lo sapeva e un giorno per bocca di un ossesso durante un esorcismo lontano da Isernia parlò di quel vescovo che porta la medaglia nel retro della sua croce pettorale, mi telefonarono per cerziorarsi e io dovetti confermare). Il demonio lo sa e quindi trema.
Ed è obbligato a farmi gratuitamente propaganda.

Ormai le domande che avevo preparato per lei sono finite. Quindi, ci può dire una esperienza bella, forte, di fede della sua vita? Giusto per concludere in bellezza questa intervista?

La mia più bella esperienza di fede è stata durante l’anno del noviziato. Come ti dicevo, lì mi sono innamorato pazzamente dalla Madonna. E non perché il padre maestro sia stato un grande teologo, anzi, però era una santa anima. Quindi, in quell’anno ho aperto il cuore alla Madonna. E da quel momento non l’ho più abbandonata e lei non mi ha mai abbandonato. In quel momento ho imparato a conoscere, oltre a Don Orione, anche la Madonna. Così dovrebbero fare tutti i Figli della Divina Provvidenza. Nonostante la mia immagine piuttosto seria, piuttosto pensosa, io sono molto timido di natura, molto sensibile. Quindi, la Madonna è il mio rifugio. Per questo le ho dedicato molte pagine (18 libri) e ho cercato di sviscerare il mistero della Madonna. Per questo le ho dedicato molte prediche che poi le ho trasformate in piccoli trattati. Quindi, prima pregavo, poi parlavo e quindi scrivevo. Infatti la predicazione è stato il mio cavallo di battaglia. Sono arrivato anche a fare 12 prediche in una giornata. Perché segnavo tutto. In parrocchia registravo tutte le mie prediche e poi me le riascoltavo e dicevo: Questo va bene, questo non va bene, e mi davo il voto. Così sono arrivato a 9 volumi di liturgia. Quindi, dall’incontro con il Signore, nella liturgia, nascono i miei trattati. E anche oggi, alla domenica, faccio lo stesso, e poi li metto sul mio sito. Però, devono sapere tutti che quelle prediche io prima le ho pensate, pregate, parlate e scritte. Questa è la vita di un pastore: pregare, pensare, parlare e condividere.

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