skip to Main Content
Menù
Genova – L’abbazia che ospita sfrattati e senza lavoro

Genova – L’abbazia che ospita sfrattati e senza lavoro

Riportiamo qui di seguito un articolo pubblicato su Repubblica che ci riguarda da vicino:
L’abbazia del Boschetto con i suoi chiostri se ne sta lì tra il bosco, il traffico di Corso Perrone e lo stabilimento Ansaldo: né dentro né fuori dalla città, un luogo di confine come le vite degli altri che qui hanno trovato una casa. Gli altri: quelli che dovrebbero essere in transito e invece restano, che aspettano e nel frattempo si sono persi. Ci sono le famiglie in attesa di una casa popolare che non arriva, quaranta bambini, padri separati, molti italiani che non hanno più un lavoro e qualche straniero: 140 persone in tutto, che vivono nelle 56 stanze, quattro monolocali e tre appartamenti. Qui, in via Boschetto 29, dove alle spalle c’è davvero il bosco e sotto la città che corre, dove sono custodite le tombe dei Dogi, dei Grimaldi, delle famiglie più facoltose di Genova che tra i cortili benedettini facevano a gara per farsi seppellire. Adesso, in una specie di beffardo contrappasso, ci vivono coloro che nessuno vuole: perché tanti – attraverso i fondi del Comune – prima avevano trovato ospitalità negli alberghi, ma poi nei periodi di alta stagione o durante le manifestazioni per loro non c’era più posto. «Il Comune paga 600 euro a camera al mese, e le famiglie a volte integrano – spiega Alberto Di Feo di Don Orione – noi percepiamo 16 euro al giorno per la camera: il Comune ha pubblicato un bando per cercare soggetti che volessero mettere a disposizione spazi e aggiudicarsi l’appalto. Ma non ha partecipato quasi nessuno, perché il prezzo era troppo basso». Così sono rimasti loro, dell’Opera Don Orione: che dagli anni Cinquanta gestiscono l’abbazia benedettina iscritta all’albo dei monumenti nazionali per la sua bellezza. Hanno iniziato ad ospitare i trasfertisti, che arrivavano dalla Sicilia per lavorare ad Ansaldo e alla Fincantieri: «Oggi l’emergenza delle trasferte è venuta meno – spiega Di Feo – ma la vocazione ad accogliere persone che non hanno una casa è rimasta. E l’emergenza cresce, sempre di più». L’attesa, spesso, si dilata in un tempo indefinito. «Ormai ospitiamo alcune famiglie da tre anni – continuano al Don Orione – sono ancora in attesa dell’assegnazione della casa popolare. Anni fa i tempi non superavano i tre, quattro mesi. Ma oggi il numero delle famiglie in sfratto è aumentato. Così, noi accogliamo le più numerose: perché quelle ristrette si appoggiano ai parenti, mentre chi ha tre o quattro figli non sa proprio dove andare». Ci sono venti famiglie, che vivono al Boschetto, e quaranta bambini. Tanto che la comunità si è allargata, sempre di più: appoggiandosi alla Casa per ferie che si trova sempre nell’Abbazia. La capienza è al limite. «Una famiglia rom si è accampata all’ingresso – spiega Di Feo – così stiamo recuperando un’altra parte in disuso per aggiungere 6 stanze». Da poco, c’è anche l’orto. Dove gli ospiti possono coltivare, rivendere i prodotti.

screenshot.185

Back To Top