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Grazie, don Ivone

Grazie, don Ivone

Ieri mattina è tornato al Signore Don Ivone Bortolato, sacerdote orionino di 94 anni,  76 di professione e 65 di sacerdozio.  Da otto anni si trovava nella casa di Trebaseleghe per essere aiutato nella sua salute in declino.

Don Ivone Bortolanto era nato a Noale (Venezia), il 21 maggio 1926. Entrò all’Istituto Marco Soranzo di Campocroce nel 1938, assieme a Ettore Paravani e Angelo Cantarutti. Fece tutto il suo cammino di formazione e i Voti religiosi a Villa Moffa (Cuneo), il 15 agosto 1944. Divenne sacerdote il 29 giugno 1955.
Nei primi anni di sacerdozio fu formatore nei vivai vocazionali di Voghera e, per 11 anni, a Campocroce.

Don Flavio Peloso, superiore generale emerito, lo ricorda così:

Anche la mia vita è cresciuta, tra gli 11 e i 14 anni, passando per le sue mani e il suo cuore, a Campocrocre (Venezia), quando ero piccolo aspirante. Poi è sempre rimasto un legame forte e affettuoso. Lo ricordo come un esempio di pietà, vicino ai ragazzi sempre, il primo a precederci nei doveri e nel lavoro manuale. Solitamente austero, diventava tutta gentilezza e premura quando un ragazzo si ammalava o aveva qualche necessità. Quanto amore conservò sempre per gli Ex Allievi che continuò a seguire anche dalla cameretta della sua vecchiaia, a Trebaseleghe.

Don Ivone è stato un vero prete orionino, “figlio della fede e del lavoro”. Quanta fede e quanto lavoro nella vita di Don Ivone! Fu “prete dalle maniche rimboccate”, soprattutto nella seconda parte del lavoro che passò tra malati e disabili a Santa Maria La longa, Trebaseleghe, Chirignago

Anche lui era convinto, come Don Orione, che “Dio non è, solo in Chiesa, ma si serve anche nei poveri che sono sua immagine“, e che “la causa di Dio e della Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere”.

Don Moreno Cattelan, sacerdote orionino missionario in Ucraina e suo ex-allievo, lo ricorda con queste parole e con una immagine (la prima della galleria NdR):

Una foto che rappresenta tutta la sua vita; concentrato su quanto sta facendo e attirando lo sguardo dei ragazzi che gli stanno attorno. Per me, undicenne, quel prete un “po’ strano” (a confronto con il mio pur santo parroco) mi pareva un miraggio. Un sogno. Sì perché il mio desiderio era quello di fare, “da grande”, il prete. Incontrato don Ivo e altri del don Orione decisi che sarei stato uno di loro, anzi uno “come” loro.

Don Ivo è fra questi. Attento a quanto faceva e attirando su di sé la nostra attenzione. Più che un modello, un maestro, più che a parole con i fatti. Il gesto di dissetare con una borraccia è evocativo. Non solo per ricordare le tante escursioni estive da Gosaldo (BL) verso le cime delle dolomiti Agordine. Lo è perché rappresenta un’immagine solare della sua vita. Sorgente di bontà, lealtà, umiltà e grande, grande lavoro-donazione; un’acqua che sgorga (si dona) e disseta.

Un prete dalle “maniche rimboccate”, la parola schietta, senza fronzoli che andava al cuore delle persone e delle situazioni da affrontare. Per due anni è stato il mio “direttore” quando preadolescente sono entrato nel piccolo seminario all’Istituto Marco Soranzo di Campocroce (VE). Terminava infatti la sua lunga presenza il questa casa dove aveva prestato servizio per ben 11 anni! Poi altri incarichi l’hanno dirottato in altre comunità, altri servizi, soprattutto a favore di emarginati, disabili, anziani.

Quando avevo modo di incontrarlo aveva per me sempre parole di elogio e ammirazione. Parole non di circostanza ma che velavano la soddisfazione di vedere uno dei suoi tanti “ragazzi” crescere e portare frutto con lo stesso spirito, la stessa tenacia, lo stesso stile! Era il portabandiera del Soranzo! Sempre presente agli incontri annuali degli ex-allievi come in altre occasioni.

Te ne sei andato in punta di piedi, come in punta di piedi hai vissuto scolpendo la memoria e il cuore di tanti di noi. Torno alla borraccia. Il Vangelo dice: “E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio». Ricevilo, don Ivo carissimo, questo premio ora che sei “sù nel Paradiso”.

Abbi cura e premura per ciascuno di noi e continua a volerci bene. A riempire il bicchiere di quanto resta ancora della nostra vita per dissetare tutti, fintanto che non saremo, ancora una volta, attorno a te per chiederti un sorso d’acqua dalla tua borraccia!

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