
XXV Domenica del Tempo Ordinario – Chi serviamo, Dio o la ricchezza?
Dopo la festa dell’esaltazione della Croce, riprendiamo il cammino del Vangelo di Luca, al capitolo sedici.
Il tema di questa domenica e della prossima è quello della ricchezza, con la parabola dell’amministratore infedere e quella del ricco Epulone. Queste parabole vogliono metterci in guardia sull’uso della ricchezza e sull’attaccamento ai beni terreni.
La parabola di oggi ci lascia confusi e perplessi: cosa ci vuol dire Gesù?
Luca vuole impressionarci con la scaltrezza dell’amministratore, che appena si accorge che il suo futuro è in pericolo, porta a suo vantaggio al situazione in cui è venuto a trovarsi. Non dovrebbe essere anche il cristiano altrettanto pronto e scaltro nell’assicurarsi nel tempo presente il Regno di Dio?
Gesù non vuole proporre come modello l’agire immorale di questo personaggio che resta a galla con manipolazioni e inganni. L’accento cade sulla sua prontezza nel decidere, nelle sue scelte immediate e radicali che lo mettono al sicuro. Spesso i figli della luce si rivelano invece esitanti, indecisi, incerti.
“Nessun servo può servire a due padroni”: questa è la cartina di tornasole per verificare l’autenticità della nostra fede. La ricchezza è un rischio permanente, perchè tende ad asservire l’uomo, Dio diventa un accessorio o un avversario.
Più cresce l’amore per Dio, più diminuisce quello per la ricchezza, come accadde a San Francesco di Assisi.