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Roma – Giovani orionini, pellegrini di speranza

Roma – Giovani orionini, pellegrini di speranza

I giovani orionini provenienti da tutto il mondo si sono riuniti a Roma, per vivere insieme il Giubileo dei Giovani: sono 360 provenienti da Argentina, Brasile, Italia, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Romania, Kenya, Madagascar, Indonesia, Spagna, Benin, USA, Filippine.

In preparazione dell’incontro con il Papa, i 360 giovani hanno iniziato questo cammino con una grande festa a Roma, nella parrocchia di Ognissanti, dove Don Orione iniziò il suo apostolato nella “Patagonia romana”.

Lunedì sera la grande festa, animata dai giovani di Palermo, con una rappresentazione intitolata, non a caso, HOPE: Happiness, Opportunity, Panic, Enjoy. Storie di giovani che si incontrano, che si fanno domande e che cercano la felicità, che hanno paura del cambiamento, ma alla fine trovano il coraggio “di essere segno, essere presenza, essere bene.
Nel poco. Nel concreto. Nell’oggi”.

Ieri mattina, i partecipanti sono andati in pellegrinaggio alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dove ha avuto luogo il passaggio della Porta Santa, gesto simbolico di rinnovamento e grazia.

A mezzogiorno, nella chiesa parrocchiale di Ognissanti, i superiori generali dei due rami dell’Opera Don Orione, Padre Tarcisio Vieira e Madre M. Alicja Kędziora hanno incontrato i giovani e rivolto loro parole di speranza, il tema del Giubileo.

Padre Tarcisio, prendendo spunto dal vangelo del giorno, la storia di Marta, Maria e Lazzaro, ha invitato i giovani a vivere l’amicizia tra loro in questa occasione unica di confronto e di incontro e di vivere l’amicizia con Dio: Don Orione è esempio e modello, per come ha saputo coltivare nel suo cammino l’amicizia, dall’incontro con Mario Ivaldi a Ignazio Silone. “Don Orione – ha concluso don Tarcisio – ci insegna a farci prossimo, ad ascoltare e a offrire il dono di un’amicizia che salva e che apre le porte del cuore al bene e a Cristo”.

Suor Alicja ha ripreso il tema dell’amicizia e ha detto ai giovani: “Essere amici di Gesù significa aprirgli la porta del cuore, accoglierlo nella propria casa, nella propria vita. È un cammino quotidiano fatto di amore, ascolto e fiducia. In questo viaggio, l’interculturalità non è una sfida da superare, ma un dono da abbracciare: ci offre l’opportunità di aprire il cuore all’accoglienza, di riconoscere il volto di Dio nella diversità“.

 

 

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