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Gavardo – La fantasia creativa del presepe

Gavardo – La fantasia creativa del presepe

Il presepe è davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza”: questa espressione di Papa Francesco, tratta dalla lettera apostolica “Admirabile signum” sul significato ed il valore del presepe, è la sintesi di quanto da ormai 31 anni si realizza a Gavardo (BS).

Questo paese è legato alla Congregazione orionina perché è il paese natale di Don Alessandro D’Acunto, economo provinciale, e del fratello Angelo, presidente emerito degli ex allievi e cantore della Vergine della Guardia a Tortona.

Ogni anno nel borgo del paese si realizza sempre qualcosa di nuovo, dalla rappresentazione di alcuni scorci del paese, ad alcune realtà dell’Italia più significative. Quest’anno rappresentata nel presepe è stata Brescia, capoluogo di Provincia e capitale della cultura. I luoghi significativi rappresentati della città sono stati il Capitolium, centro dell’antica città romana, e il cosiddetto “Falcone d’Italia” ovvero il Castello medievale erto sul colle Cidneo a difesa e baluardo della città stessa. Si prosegue con Piazza Loggia col suo Campanile dell’Orologio, luogo simbolo del rinascimento bresciano e della dominazione veneta su Brescia. Al centro il Duomo e nella piazza principale il simbolo della città stessa, la Vittoria alata. Sullo sfondo il Monte Adamello, poco più di cent’anni fa luogo di combattimenti durante la Grande Guerra e ora monte che unisce la regione Lombardia al Trentino.

Sempre da tradizione, viene celebrata da don Alessandro la Santa Messa proprio nel presepe ed in questa celebrazione si ricordano i defunti dell’anno trascorso, tra i quali sono state ricordate le sorelle “gemelle” Matilde e Iside, zia e mamma dei fratelli D’Acunto.

Ecco allora che in questa ottava di Natale possiamo attraverso queste immagini contemplare il mistero dell’Incarnazione e poter anche noi alla scuola di San Francesco, aprire il cuore a questa grazia semplice, lasciando che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.

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