skip to Main Content
Menù
Una candela che si consuma per l’Amore

Una candela che si consuma per l’Amore

Monsignor Giovanni d’Ercole ha scritto una breve nota, che riportiamo:

5 ottobre 1947; 5 ottobre 1974 e 5 ottobre 20022: date che segnano momenti della mia vita: la nascita, l’ordinazione sacerdotale e la mia pensione.

Vorrei dire grazie a tutti coloro che in vario modo e con ogni mezzo hanno cercato di farmi sentire la loro vicinanza e affetto in quest’occasione. Gli auguri sono sempre assai graditi.

Quest’anno sono al 75mo anno di età, quindi ufficialmente sono anziano, vecchio e accolgo questa tappa come un’ulteriore grazia divina per prepararmi al grande incontro che, facendo qualche calcolo a spanne, non dovrebbe essere ormai troppo lontano. Parlo dell’appuntamento con sorella morte, che aspetto serenamente e persino con gioia perché so che mi porterà nelle braccia del Padre.

Nell’attesa però c’è ancora molto da fare perché raccolgo sollecitazioni e inviti da tante parti e non siete pochi a scrivermi” ma quando torni?”, e ancora: “confidiamo in te per avere un pastore ricco di spiritualità”. Non so se ci riesco, ma ci ho sempre provato con i miei limiti e difetti e continuerò a farlo certo dell’aiuto e della misericordia infinita di Dio.

Per i 75 anni ho condiviso insieme a qualche amico una piccola torta al cioccolato con una sola candelina: ci ho visto il simbolo dalla vita che consumandosi lentamente non smette di riscaldare e fare luce (chi sa perché quando si accende le candeline nei compleanni si spengono tutte le luci!). Così vorrei essere io – mi sono detto – fino all’ultimo giorno: una semplice candela, non una torce potente, che si spegne un po’ per volta continuando sempre a propagare luce e calore, la luce della parola di Dio e il calore dell’amore di Dio per tutti.

Sono ufficialmente in pensione e quindi con più tempo per fare l’essenziale che con, il passare degli anni, mi appare sempre più indispensabile. Ho perso tanto tempo per inseguire mete che ho visto sfuggire una dopo l’altra e Gesù mi ha fatto un dono in questi ultimi tempi: mi ha fatto capire che solo perdendo tutto si guadagna tutto. Ho accettato le mie sconfitte e le ho viste tappe d’una illuminazione interiore che genera pace e amore per Lui e per tutti. Ora capisco meglio quello che san Luigi Orione mi ha insegnato fin dal primo giorno che sono entrato in questa sua congregazione.

Non avevo ancora 11 anni quel 2 di ottobre del 1958 quando mettendo i piedi per la prima media nell’istituto don Orione di Grotte di Castro (VT) mi ha colpito e conquistato una semplice frase di don Orione “Anime! Anime!”. E ho capito sempre meglio, – ed oggi ne sono totalmente convinto – che la missione d’un orionino, di un prete, come pure di ogni cristiano non è quella di salvare il mondo, ma portare anime, tante anime in Paradiso. E solo così facendo, posso aiutare a salvare questo mondo che non sta certo molto bene.

Per i miei 75 anni ho chiesto come regalo a Dio di scrivermi nel cuore con caratteri indelebili questa lunga litania di fuoco d’amore di don Orione per le anime: “Anime! Anime!”, una preghiera e un programma di vita e di apostolato per ogni cristiano. Eccola:

“Anime! Anime!

Non saper vedere e amare nel mondo che le anime de’ nostri fratelli. Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime di giusti, anime di traviati, anime di penitenti, anime di ribelli alla volontà di Dio, anime di ribelli alla S. Chiesa di Cristo, anime di figli degeneri, anime di sacerdoti sciagurati e perfidi, anime sottomesse al dolore, anime bianche come colombe e anime semplici, pure, angeliche di vergini: anime cadute nella tenebra del senso e nella bassa bestialità della carne, anime orgogliose nel male, anime avide di potenza, e di oro, anime piene di se, che solo vedono se, anime smarrite che cercano una via, anime dolenti che cercano un rifugio o una parola di pietà, anime urlanti nella disperazione della condanna o anime inebriate dalle ebrezze della verità vissuta: tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve tra le sue braccia e sul suo Cuore trafitto.

La nostra vita e tutta la nostra Congregazione dev’essere un cantico e insieme un olocausto di fraternità universale in Cristo. Vedere e sentire Dio Cristo nell’uomo.Dobbiamo avere in noi la musica profondissima e altissima della carità. Per noi il punto centrale dell’universo è la Chiesa di Cristo, e il fulcro del dramma cristiano, l’anima.

Io non sento che una infinita, divina sinfonia di spiriti, palpitanti intorno alla Croce. E la Croce, stilla per noi, goccia a goccia attraverso ai secoli, il sangue divino sparso per ciascuna anima umana. Dalla Croce, Cristo grida: Sitio (ho sete)! Terribile grido di arsura che non è della carne, ma è grido di sete d’anime, ed è per questa sete delle anime nostre che Cristo muore.

Io non vedo che un cielo, un cielo veramente divino, perché è il cielo della Salvezza e della pace vera: io non vedo che un regno di Dio, il regno della carità e del perdono, dove tutta la moltitudine delle genti è la eredità di Cristo e regno di Cristo. La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di se a Cristo Dio e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente, moralmente deformi, ai più lontani, ai più colpevoli, ai più avversi”.

E don Orione termina con questa impressionante invocazione: “Ponimi, o Signore, sulla bocca dell’inferno perché io, per la misericordia tua, lo chiuda. Che il mio segreto martirio per la salvezza delle anime, di tutte le anime, sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine”.

Amici, aiutiamoci a strappare anime a satana per il Paradiso!

 

Back To Top