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Da Napoli e Ercolano a Tortona – Sui passi di Don Orione

Da Napoli e Ercolano a Tortona – Sui passi di Don Orione

Un gruppo di ospiti del Piccolo Cottolengo Don Orione di Napoli e Ercolano da tempo chiedeva di poter visitare la casa natale di Don Orione, il Santuario che custodisce le sue spoglie, il Paterno dove a lungo ha vissuto.

Così, Don Rosario Belli, quattro operatori, un chierico e un gruppo di ospiti, sono partiti per un lungo viaggio in pullmino verso Tortona. La fatica del viaggio si è subito dissolta alla vista dall’autostrada della statua della Madonna della Guardia illuminata.

In questi giorni il gruppo ha visitato il Santuario e si è fermato a pregare davanti a Don Orione. Gli ospiti erano molto emozionati, perchè dopo tanti racconti sulla sua vita, si sono trovati davanti al suo corpo, hanno incontrato quel Padre di cui tanto hanno sentito parlare. Nella preghiera hanno affidato al loro Santo gli amici rimasti a casa, le famiglie, gli operatori ed i benefattori, perché chi varca le porte del Piccolo Cottolengo senta il profumo della carità di Don Orione.

Al Paterno, il gruppo si è fermato nella cappellina, il luogo in cui Don Orione ha trascorso ore ed ore in preghiera. Qui hanno ascoltato da Fratel Janus il racconto dell’ultima buonanotte, il pensiero che ogni sera Don Orione rivolgeva ai suoi chierici. La sera dell’8 marzo 1940 rivolse loro la sua ultima buonanotte, prima di partire per Sanremo, dove morì il 12 marzo.

Dopo il Paterno, si sono recati a visitare anche la casa natale di Don Orione a Pontecurone, accompagnati dal parroco orionino del paese, don Loris Giacomelli.

Ma il viaggio non è solo un tour dei luoghi orionini, ma soprattutto un momento di incontro con chi mantiene vivo il suo carisma: ecco allora l’incontro con le Suore Sacramentine non vedenti a Villa Charitas e con Armanda Sano, Coordinatrice generale del Movimento laicale orionino, MLO.

Un viaggio che è più un pellegrinaggio, un incontro sempre più vicino con Don Orione, per sentirlo sempre più presente e vivo nelle sue “perle”, nei fragili che con la loro vita e la loro semplicità i primi evangelizzatori.

 

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