Nella ripresa, il coraggio di sperimentare
Questo il titolo dell’editoriale uscito sulla rivista Aggiornamenti Sociali, nel numero di Luglio-Agosto 2020.
Gli autori dell’articolo sono Giacomo Costa, direttore della rivista, Michele Falabretti, sacerdote, Responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, Gaia Jacchetti, Medico della Casa della carità di Milano, specialista in Malattie infettive e Sanità pubblica, e Roberto Rossini, Presidente nazionale ACLI.
Nell’editoriale, gli Autori definiscono il cambiamento immaginato nei lunghi mesi della primavera 2020, che ora nella ripresa può trovare nuovi spazi di innovazione e creatività.
I primi passi della ripartenza sono descritti attraverso tre esperienze di matrice ecclesiale, accomunate da tre aspetti: il saperci essere anche quando tutto si ferma e domina la paura; la ricerca di un equilibrio tra assistenza e attivazione, tra collaborazione con il pubblico e ricerca di una maggior coesione sociale; un mix di tradizione e innovazione.
Gaia Jacchetti presenta l’esperienza della Casa di Carità di Milano: ripartire senza perdere la memoria. La Jacchetti sottolinea l’errore di “attivare politiche di emergenza in risposta alla pandemia senza includere subito le categorie dei “gravosi” in carico ai centri di accoglienza“.
Il rischio fermarsi al “si è sempre fatto così” è sempre in agguato, mentre l’esperienza della Casa di carità “come luogo di integrazione della cura dei diversi aspetti della salute e del benessere psicofisico individuale e comunitario, può essere un incubatore di innovazione e un connettore di buone pratiche comunitarie“.
Don Michele Falabretti riflette sul ruolo della Chiesa nella formazione dei giovani. Dopo le raccomandazioni dei tecnici sull’impossibilità di organizzare campi estivi, Grest e soggiorni per ragazzi è sorto “un dibattito vivace, non solo sulla possibilità “tecnica” di riprendere le attività negli oratori, ma anche, a un livello più profondo, sul loro significato pastorale“.
Don Falabretti sottolinea che nei mesi di confinamento la qualità di questa esperienza anomala è stata data dalle relazioni, non dalle “cose”, con un ritorno all’essenzialità della vita.
“Elaborare proposte pastorali in questo tempo ci chiede di non rimanere imprigionati dall’affetto e dalla nostalgia per gli schemi già collaudati” dice don Michele, sottolineando l’importanza del dialogo con il territorio, di nuove alleanze con gli altri attori della comunità.
Roberto Rossini affronta il delicato tema del lavoro, descrivendo le attività che le ACLI hanno continuato ad offrire anche durante il lockdown: “La graduale riapertura delle attività modifica questo scenario, e ci chiede di sviluppare nuove forme per essere presenti nella società italiana a servizio dei più fragili. In questa nuova fase è fondamentale non sprecare le energie suscitate dalla mobilitazione durante il lockdown“.
Oltre ai temi economici, Rossini auspica che “che tra gli effetti della pandemia ci sia anche un ritorno del noi“: tra i segni che il Presidente delle ACLI ci sono “la disponibilità dei giovani a impegnarsi nelle iniziative di volontariato, anzi il loro protagonismo e soprattutto la loro creatività e capacità di innovare, e la resilienza di cui hanno dato prova le donne, giostrandosi senza cedere tra gli impegni di lavoro e di cura che il lockdown ha reso ancora più gravosi“.