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XIV Domenica del Tempo Ordinario – Un cuore libero per seguire Gesù

XIV Domenica del Tempo Ordinario – Un cuore libero per seguire Gesù

Terminato il discorso missionario (capitolo decimo), si apre una nuova sezione narrativa del Vangelo di Matteo. Questo Vangelo è costruito attorno a cinque grandi discorsi alternati da alcune sezioni narrative, come i capitoli 11 e 12.

I versetti 25-30 che ascoltiamo nella Liturgia odierna costituiscono un’autentica sorpresa nel materiale dei capitoli 11 e 12: Gesù pronuncia queste parole meravigliose all’interno di un contesto conflittuale. Questo discorso prima rivolto al Padre e poi agli oppressi costituisce una pausa inaspettata, un’oasi di pace tra i deserti del rifiuto.

Si tratta di pochi versetti, ma con caratteristiche letterarie diverse: all’inizio abbiamo un inno di giubilo, un ringraziamento a Dio, segue un’affermazione di sapore giovanneo sul legame di Gesù con il Padre e infine l’invito a seguire Gesù come modello di mitezza e umiltà.

Nell’inno di giubilo possiamo vedere una delle poche preghiere di Gesù riportate dai sinottici. L’accento è posto sul fatto che la Buona Novella è stata rivelata ai piccoli. Chi sono questi piccoli? Piccolo non si oppone ad adulto, ma a sapiente e colto, come le élite religiose dei farisei e rabbini che si scandalizzavano della predicazione di Gesù e soprattutto del fatto che egli avvicinava gli ultimi, i poveri.

I piccoli, al tempo di Gesù, erano i cossiddetti uomini della terra, i contadini della Galilea che i farisei diprezzavano: erano persone semplici, ma con il cuore e la mente spalancati, liberi da qualsiasi arroganza intellettuale e religiosa.

Gesù può essere ascoltato solo da chi ha un cuore libero, trasparente, umile. Per accogliere Gesù abbiamo bisogno di quella semplicità di cuore che la Bibbia chiama povertà di spirito.

Dopo essersi rivolto al padre, Gesù invita coloro che si sentono affaticati e oppressi a seguirlo. Gli affaticati ed oppressi erano coloro che penavano sotto le pesanti prescrizioni di rabbini e farisei.

Gesù invece invita a prendere il suo giogo che è dolce e leggero, non è asfissiante e insopportabile, perché egli è mite e umile di cuore. Al tempo stesso il suo giogo è esigente, Gesù non svende nulla, il Vangelo non va mai annacquato: ma il discepolo sa che il Maestro è sempre lì, pronto a ristorarci nuovamente qualora ci sentissimo stanchi e oppressi per qualsiasi motivo.

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