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III Domenica di Quaresima – Dacci l’acqua viva

III Domenica di Quaresima – Dacci l’acqua viva

La liturgia ci propone oggi uno dei dialoghi più belli del Vangelo di Giovanni, l’incontro tra Gesù e la Samaritana.

Gesù siede presso un pozzo, il pozzo di Giacobbe, non lontano dall’antica città di Samaria; qui avviene l’incontro con la Samaritana.

Colpisce da subito il modo con cui Gesù entra in dialogo con la donna: Gesù sa bene come sono i rapporti con i Samaritani, considerati impuri e da evitare alla stregua dei pagani, eppure non si fa condizionare da un odio secolare. Neppure si fa condizionare dalla condotta morale di questa donna: ma è proprio dalla capacità di dire il vero, “non ho marito”, che Gesù rende possibile l’apertura di un dialogo che supera tutte le divergenze confessionali ed etniche.

Gesù prende la donna là dove essa si trova, prigioniera delle proprie attese, per condurla altrove. Il suo gesto di chiedere da bere, lui giudeo ad una donna di Samaria, suscita una prima meraviglia nella donna, ma è una meraviglia che deve aprirsi ad una più grande: è Gesù che dà da bere alla donna, la sua promessa dell’acqua viva suscita in lei il desiderio di quell’acqua.

Gesù la prende per mano e la accompagna a capire chi è lui: è prima un giudeo diverso dagli altri, perché dialoga con una samaritana; è forse più grande di Giacobbe ed è un profeta, perché conosce la sua vicenda affettiva; alla fine saranno i compaesani della donna a fare l’atto di fede più grande, “questi è veramente il Salvatore del mondo”.

Gesù, oggi, prende anche noi là dove siamo e non dove dovremmo essere, secondo una certa mentalità moralistica: non ci sono situazioni dalle quali non possiamo uscire, non siamo condannati ad affondare nelle sabbie mobili.

Gesù ci tende la mano per tirarci fuori da quelle sabbie mobili: la sua misericordia sarà sempre più grande del peccato, di ogni peccato, nessuno può  porre un  limite all’amore di Dio che perdona.

Gesù fa miracoli anche con il nostro peccato, con quello che siamo, con il nostro niente, con la nostra miseria.

 

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