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IV Domenica di avvento – Giuseppe, il credente silenzioso

IV Domenica di avvento – Giuseppe, il credente silenzioso

Dopo i dubbi del Battista sulla natura della messianicità di Gesù, eccoci davanti al personaggio chiave del vangelo dell’infanzia di Matteo: Giuseppe.

Se per Luca il personaggio chiave è Maria, per l’evengelista Matteo è Giuseppe, perchè egli adotta nel suo vangelo una prospettiva giudaica e giuridica: Gesù è il Messia perché figlio legittimo di Giuseppe, discendente di Davide.

Non è corretto dire che Giuseppe è il padre putativo, cioè presunto, apparente, poiché secondo la legge ebraica Giuseppe è il vero padre di Gesù; grazie a questa paternità Gesù è inserito nella discendenza davidica e messianica.

Ecco il ruolo niente affatto marginale che viene svolto dallo sposo di Maria nella società del tempo: senza Giuseppe Gesù non avrebbe potuto svolgere la sua missione e annunciare il Vangelo. A quel tempo, un figlio illegittimo non aveva diritto di parola in pubblico.

Nel brano di oggi vediamo Giuseppe che, intuendo che c’è qualcosa che lo supera e lo trascende, decide di farsi da parte e allontanare Maria in segreto, senza fare scandalo. Ma Giuseppe, uomo giusto, cioè che vive della Legge del Signore, consegna la propria vita ad un progetto più grande di lui, accettando il comando dell’angelo di prendere con sè Maria. Giuseppe è giusto, perché accoglie con obbedienza piena e integrale la volonta divina, perché si affida totamente a Dio, proprio come Maria.

Cosa ci insegna la vita di Giuseppe? I Vangeli non riportano nessuna parola di Giuseppe: silenzio a Nazareth, a Betlemme, nella fuga in Egitto, a Gerusalemme, nulla sappiamo della sua morte.

Egli è davvero il credente silenzioso: in un mondo rimbombante di parole, pronunciate e scritte, spesso inutili, aiutaci, Giuseppe, a riscoprire il valore del silenzio, perché è il silenzio che ci insegna a parlare, perché il silenzio è l’attività profonda del cuore che ascolta.

 

 

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