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Trebaseleghe – Cura e accompagnamento al fine vita

Trebaseleghe – Cura e accompagnamento al fine vita

Sono forse io il guardiano di mio fratello? Un Convegno in Casa Don Orione a Trebaseleghe per parlare di cura e accompagnamento al fine vita

Dice Ostasesky direttore dello Zen hospice di San Francisco “se mi dedico veramente ad una persona che sta per morire in quel momento mi dedico anche a me stesso: non si fa altro che camminare insieme, mano nella mano, attraverso la nascita e la morte”.

Così come la nascita, la morte fa parte della vita e questo è un’evidenza. Quello che risulta essere meno scontato è il modo nel quale ci si prende cura dell’una e dell’altra.
Spesso un luogo comune che viene utilizzato è “non c’è più niente da fare”.
È vero che arriva un momento della vita in cui non è più possibile protrarla ulteriormente. Ma si può fare molto per accompagnare la vita di una persona che giunge al termine della sua esistenza. Accompagnare nel senso di prendersi cura della sua vita, fino all’ultimo giorno. Fino all’ultimo istante. Qualunque sia la sua età. Chiunque esso sia.
L’accompagnamento delle persone in fin di vita non è una questione di età o di malattia, e la morte non è una sfortuna che capita solo ad alcuni; la morte è semplicemente insita nel processo naturale della vita. Semplicemente.
La morte è anche un importante momento della vita, è la chiusura di un cerchio. È importante cambiare lo sguardo con cui si vede la persona morente perché ci sia sempre qualcosa da poter fare, perché esistono patologie inguaribili, ma non esistono persone di cui non ci si possa prendere cura.

La casa di riposo è un luogo in cui si muore. È un evento frequente. Ma non può e non deve essere un evento tralasciato rispetto ad altre fasi di vita, né tantomeno visto con occhi rassegnati e abituati. Ecco le motivazioni che hanno spinto la Casa don Orione di Trebaseleghe ad interrogarsi sul fine vita.
Questo momento di analisi è stato realizzato attraverso un Convegno che si è svolto il 9 novembre e che ha avuto come titolo: “Sono forse io il guardiano di mio fratello? La cura e l’accompagnamento della persona negli ultimi giorni di vita”.
Per analizzare questo tema sono stati ospitati cinque relatori di eccezione che hanno dato una lettura tecnica ognuno secondo la propria professionalità.

Ha aperto il Convegno il Dr. Davide Gandini segretario generale del Piccolo Cottolengo genovese di Don Orione portando la visione dell’uomo nella vita e nelle opere di San Luigi Orione. Al centro di tutto il valore assoluto dell’uomo in qualsiasi momento della sua vita. Questo ha dato il l’avvio all’architettura dei successivi interventi.
Il dott. Sergio Trentanovi ex Presidente del Tribunale di Belluno ed ex Giudice Tutelare ha messo a confronto il Diritto e la Medicina in un sistema dialogante.  I temi che sono stati affrontati hanno riguardato l’autodeterminazione e il consenso informato nella relazione di cura nonché l’autonomia decisionale e la responsabilità professionale passando per il dovere di cura e la rifiutabilità del trattamento sanitario proposto. La sottolineatura e il filo rosso che ha legato l’intervento sono stati rappresentati dalla persona e dalla sua dignità giuridica e valoriale come centro univoco per il legislatore.

Grazie alla dr.ssa Bianca Maria Fraccaro, medico e componente del comitato di Bioetica per la Pratica Clinica dell’Azienda Ospedaliera di Padova, il fine vita è stato poi trattato anche dal punto di vista delle cure palliative che non significa cure di scarsa importanza proposte per mancanza di alternative valide ma che significa invece fornire una risposta concreta per accompagnare con dignità la persona che sta morendo. Mettere al centro la persona che muore significa lenire il dolore fisico e sostenere anche i familiari accompagnandoli in questo percorso.
La Dr.ssa Bullo, Presidente di Avapo Mestre, ha descritto le disposizioni della Legge 38/2010 in merito all’attivazione di percorsi di cure palliative soffermandosi poi sull’importanza di interventi di tipo multidisciplinare, nell’affiancare la famiglia ed il malato che desidera essere assistito nella propria casa. Accogliere e dare una risposta ai molteplici bisogni di una persona che sta vivendo la fase conclusiva della propria vita è quanto Avapo si impegna a garantire nel rispetto delle volontà espresse.

L’analisi del tema si è poi spostata sul versante psicologico con la dr.ssa Ambrosi psicologa e psicoterapeuta dell’area anziani che ha portato una testimonianza diretta del protocollo realizzato nelle strutture dove lavora per accompagnare la persona morente. A conclusione la dr.ssa Marina Gardinale psicoterapeuta e docente presso la scuola di specializzazione ha parlato di consapevolezza della propria morte e di quella dell’altro come sostegno e aiuto in una fase così carica di significati.

Gli organizzatori sono rimasti particolarmente colpiti dalla varietà di cui era composta l’aula tra professionisti, familiari e volontari di diverse provenienze a conferma che questa parte della vita accomuna tutti.
Le riflessioni esposte hanno generato inoltre dei quesiti che potranno essere ulteriormente approfonditi in futuro.  
Alessandra Desiderà e Pio Simionato, psicologi della Casa Don Orione Trebaseleghe, nel ringraziare in primis il Dr. Davide Gandini per la raffinata abilità e delicatezza con cui ha condotto la moderazione di questo Convegno e le numerosissime persone che vi hanno preso parte e che hanno contribuito a renderlo un evento di reale scambio possono concludere che: “tutti noi siamo i guardiani dei nostri fratelli; lo siamo nella misura in cui il tratto di strada percorso assieme ci rende compagni di viaggio responsabili l’uno dell’altro.”

“Amore a Dio e amore al prossimo: due fiamme di un solo e sacro fuoco” San Luigi Orione

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