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Roma – Un incontro con uno strano prete al Centro Don Orione Monte Mario

Roma – Un incontro con uno strano prete al Centro Don Orione Monte Mario

Come avete conosciuto Don Orione? Vivendo a contatto con la realtà Orionina, frequentando Santuari, Parrocchie, Oratori? Oppure tramite le nostre Case?

Francesco, ragazzo di 22 anni ci ha mandato questo scritto:

Era il 12 gennaio 2014 quando per la prima volta mi sono imbattuto nella figura di San Luigi Orione.  All’epoca pesavo 96 kg, avevo paura di indossare le camicie eleganti e il mio accento era inconfondibilmente del sud Italia.  Da qualche mese avevo lasciato la vita di paese. Mi ero trasferito a Roma per via dell’università e stavo cercavo di capire se avessi fatto la scelta giusta. “Scienze delle comunicazione” non era ben vista in Italia e avevo paura che stessi sperperando i soldi della mia famiglia. I primi tempi furono molto duri. Non conoscevo nessuno, dovevo cambiare modo di pensare, abituarmi a nuovi modi di fare, essere intraprendente e cercare buoni amici con cui parlare. Non avrei mai pensato che il passaggio dal paese alla città fosse così drastico e travolgente. Roma, poi, è una città stressante. Non mi sentivo ancora pronto a tutto questo.
Il periodo di Natale fu quello peggiore. Avete presente quelle chiamate che stravolgono radicalmente la vostra vita? Ecco, l’intento del mio interlocutore non era quello di augurarmi buone feste, ma di avvisarmi che entro una settimana avrei dovuto cambiare casa. Le reazioni furono agghiaccianti. Tornai al paese con i miei pochi averi e con la stupida certezza che il mio avvenire era finito. Il mondo mi era completamente caduto addosso. Avevo bisogno di un miracolo, di un segno, di qualcosa che mi facesse tranquillizzare. Non poteva finire tutto così. Se solo avessi avuto il coraggio di pregare! Aimè, la mia spiritualità era allora incastonata tra i troppi kili di troppo.  Eppure, in tutto quel vortice di cambiamenti, non avrei mai pensato che qualcosa più grande di me avrebbe stravolto la mia vita.
Il 13 gennaio avrei dovuto sostenere il primo esame, quello che avrebbe segnato l’inizio di una lunga carrellata di infinite prove. Mi dicevo: “È inutile. Rimarrò per sempre in paese. I sogni non si realizzano per persone come me”. In più, avevo una paura tremenda. Non avevo la minima idea di come funzionassero le prove orali all’università. Problemi su problemi, bisognava trovare una sistemazione almeno per sostenere quel primo esame. In bilico tra il tentare e non tentare, mio padre decise di chiamare un prete del Don Orione. Mi fu detto che mi aveva battezzato e che mi stava aspettando. Io, sinceramente, tutta quella voglia di tornare a Roma e di sostenere un esame che sapevo di non superare, non ce l’avevo.  Volevo solo stare a letto, sfiorare il quintale e ascoltare musica classica. Sapevo, però, e sentivo dentro di me, che stavo sbagliando. Bisognava rimboccarsi le maniche.  
Presi coraggio e anche la borsa termica con la frittata di pasta. Su quel treno per Roma ci sono salito e nessuno mi ha più fermato. Avete presente quel detto: “I treni passano una volta sola?” Ecco, non so che piega avrebbe preso la mia vita se quel giorno non mi avessero buttato su quell’intercity e se non avessi tentato quel benedetto esame. È proprio vero, cari amici, che il male non viene mai per nuocere.
Arrivato a Roma, presi la metro B, poi la metro A e, infine, il 913 direzione Stazione Monte Mario. Ero stanco morto. Quel prete che dovevo incontrare non me lo ricordavo mica. In paese era noto, ma io non andavo a messa da anni. Dalla foto del battesimo, il famoso Don Giuseppe sembrava magro. Gli anni, però, erano passati per tutti e qualche chilo ahimè –  lo aveva preso anche lui. A occhi spenti, varcavo la soglia del Don Orione, una leggera pioggerellina bagnava i miei crespi capelli neri e un vento gelido faceva rimbombare quella mia vocina interiore che costantemente ricercava un minimo di tranquillità.  Don Giuseppe mi accolse con piacere. Che strana sensazione!
Andai nella mia stanza: un letto, un armadio e un lavabo! Avete presente la bocca socchiusa di chi vorrebbe esclamare qualcosa, ma non riesce perché è fin troppo sconvolto? Quello ero io. Non c’era nessuno. Solo io, la mia frittata di pasta e uno strano volto che mi fissava. Quello sguardo e quel sorriso mi trasmettevano tranquillità e pace, ma, allo stesso tempo, tanto timore. Mi sentivo osservato. Decisi di non farci più caso e di mettermi a studiare. Mi buttai sul letto, incrociai le gambe e aprì quei benedetti libri. Cominciai a ripetere le teorie sulla relatività culturale, sulla diversità, su Baumann, Portes e Weber. Ripassai la definizione di Media Education e poi tornai a osservare il volto di don Orione. “Perché mi fissi?” dicevo a quello Strano prete, che tra me e me, pensavo se la stesse ridacchiando. Più studiavo e più mi agitavo, mi demoralizzavo e mi ripetevo: “Non ce la farò mai”. Quanto avrei dato per un pizzico di autostima in più!
I miei studi vennero interrotti dall’improvvisa chiamata di mia madre. Le dissi: “Mamma, c’è uno strano prete che mi fissa”. Pensò che fossi diventato pazzo; poi, mi consigliò di ricercare qualcosa in più sull’uomo misterioso. La vita di don Orione iniziò a intrigarmi. Quando scoprii del suo rapporto con la città di Voghera, un brivido lungo la schiena venne a farmi visita. I miei genitori, entrambi del sud Italia, si erano conosciuti proprio in quella città. Che grande uomo doveva essere stato don Orione! Un anticonformista! Più leggevo e più mi sentivo tranquillo, protetto. La mattina seguente affrontai serenamente quel fatidico esame di Sociologia dei Processi Culturali. Fu un 30 e lode e da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente. Era finalmente riapparso il sole.
Tornai a Roma e affrontai tutti gli esami senza mai abbandonare il Centro Don Orione. In tre anni ne ho fatte di cose e di passi avanti. La vita mi ha messo costantemente e duramente alla prova, ma con piacere ho riscoperto la fede. Ho imparato a padroneggiare la parte fanciullesca che è dentro di me e a prendermi meno sul serio. Per raggiungere questa maturità, il periodo del Servizio Civile presso il Centro Don Orione Monte Mario, è stato fondamentale. Ho toccato con mano l’essenza della carità e, allo stesso tempo, la paura di cadere nel baratro. Dovevo pur sempre laurearmi! Quei 96 kg erano diventati 76. Tanti sono stati i momenti di sconforto, ma gli insegnamenti di san Luigi Orione erano diventati, per me, una sorta di scudo.
Alla fine ce l’ho fatta. Quel primo esame è diventato il mio progetto di tesi e Don Orione ne è stato il protagonista.  Sociologia dei Processi Culturali aveva molto a che fare con quel sacerdote, con le sfide da lui affrontate e con i suoi insegnamenti. Non a caso, Luigi Orione è tutt’ora conosciuto come un “prete sociale” scritto e approfondito tanto su di lui. La stesura della tesi, però, divenne un incubo. Azzardare che “La carità salverà il mondo attraverso le nuove tecnologie” e confrontare Don Orione con un pioniere della Media Education, David Buckingham, è stato un atto di estremo coraggio. Chi ha scritto tutto questo è solo un ragazzo di ventidue anni, un laico che sente e crede in quelle parole tanto care a Don Orione: “La carità salverà il mondo” e lo fa cercando di stare alla testa dei tempi. In fondo, non c’è vita se non c’è amore ed è proprio questo il vero treno da prendere al volo.

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