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Albania – Bardhaj, notizie di fine estate 2016

Albania – Bardhaj, notizie di fine estate 2016

Pubblichiamo le notizie inviateci da Don Rolando, don Dorian e don Giuseppe Testa sulla nostra missione in Albania a Bardhaj.
Carissimi confratelli, amici e benefattori vicini e lontani,
Papa Francesco nella sua lettera inviata ai giovani in occasione della GMG “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” spiega la felicità. La parola beati, ossia felici, compare nove volte in questa che è la prima grande predica di Gesù (cfr. Mt 5, 1-12). È come un ritornello che ci ricorda la chiamata del Signore a percorrere insieme a Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la via della vera felicità. Sì, cari giovani, la ricerca della felicità è comune a tutte le persone di tutti i tempi e di tutte le età. Dio ha deposto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di pienezza.
Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in continua ricerca di un bene che possa saziare la loro sete d’infinito? I primi capitoli del Libro della Genesi ci presentano la splendida beatitudine alla quale siamo chiamati e che consiste in comunione perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con noi stessi. Tutto era limpido e chiaro. Poi l’allontanamento da Dio e dagli altri, conflitti con se stessi, con il fratello e con il creato. Gesù il restauratore ci invita ad esplorare le nuove vie della riconciliazione, con amore e fantasia, invitandoci a sintonizzare il nostro linguaggio sulla lunghezza d’onda di questo nostro tempo e illuminare con speranza, con affetto e audacia, con la mitezza e la misericordia la durezza e la concretezza della vita quotidiana, intessuta di fede e dubbio, di gioie e dolori, di stanchezze e passioni, di laboriosità e silenzio, affinché la vita si trasformi in danza. “Che cosa accadrebbe se, invece di limitarsi a costruire la nostra esistenza avessimo la follia o la saggezza di danzarla?” (Roger Garaudy) Qual è la sorgente della danza? La danza nasce dove c’è qualcuno che comincia a sussurrare alle orecchie dell’altro: Amico dolcissimo Dio ti ama! Sei amato, il tuo peccato è stato perdonato, la tua colpa pagata, il tuo debito saldato, cancellato, sei stato liberato, sciogli le mani, muovi i piedi, segui la musica. Il mistero di Dio è diventato suono, parola, musica, luce nella vita di Gesù. Ascolta la musica. Custodisci la croce, custodisci la parola del Signore, custodisci il comando dell’amore che Gesù ci ha dato e la vita si trasformerà in danza. “Essi saranno come un giardino irrigato, non languiranno mai. Allora si allieterà la vergine alla danza; i giovani ed i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia li consolerò e li renderò felici (Ger. 31, 14).
È così che i ragazzi hanno vissuto l’oratorio estivo sia a Bardhaj che a Oblike: con entusiasmo con gioia, danzando. Mancano molte delle comodità, delle condizioni di vita, delle sicurezze che ormai noi tutti riteniamo fondamentali, ma tutti coloro che vengono rimangono colpiti dalla gioia e dalla vitalità dei ragazzi; sono contenti di vivere, non lo dicono con le parole, ma lo trasmettono con il corpo, con il sorriso, con la loro esuberanza, con il loro far festa. La Parola di Dio ci insegna che «si è più beati nel dare che nel ricevere» (At 20,35). Proprio per questo motivo la quinta Beatitudine dichiara felici i misericordiosi. Sappiamo che il Signore ci ha amati per primi. Ma saremo veramente beati, felici, soltanto se entreremo nella logica divina del dono, dell’amore gratuito, se scopriremo che Dio ci ha amati infinitamente per renderci capaci di amare come Lui, senza misura. Come dice san Giovanni: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. […] In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1 Gv 4,7-11)
La fantasia dell’evangelizzazione è trasmettere “la gioia del vangelo” giocando. C’è un detto cileno che ci rincuora “L’uomo abile si riconosce dal raccolto. Ma più forte dell’uomo abile è l’uomo di fede. L’uomo di fede si riconosce dalla semina”. Concludendo con le parole del nostro amato Don Orione: “Seminiamo a larga mano nella nostra vita opere di bene … arare, seminare Cristo nei giovani e si rinnoverà la società…”

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