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Madagascar – La Visita del Provinciale e del Consigliere per le Missioni

Madagascar – La Visita del Provinciale e del Consigliere per le Missioni

Il 31 marzo scorso il direttore provinciale, Don Aurelio Fusi e il consigliere per le missioni, Don Felice Bruno, si sono recati in Madagascar per una visita alle 4 comunità orionine. La prima tappa è stata Anatihazo, un quartiere non lontano dal centro della capitale, Antananarivo.  
Tre parole racchiudono una prima impressione della visita. Per Don Aurelio si tratta della quinta per don Felice è la prima volta in terra malgascia.
MORA MORA (si legge “mura mura” e significa “piano piano”). È la prima parola malgascia ascoltata dai sacerdoti all’uscita dell’aereo, spostandosi tra i vari sportelli della dogana e della polizia. Lo si nota anche nelle abitudini della gente: una mattina ad esempio dalle 5.30 arrivavano i fedeli per la Messa delle 6.30. Un’ora di attesa e poi tre ore di Messa. A noi può sembrare troppo lunga, ma per loro è normale… “mora mora” … Per noi italiani abituati a correre è davvero un grande sacrificio, ma ci farebbe bene ogni tanto rallentare i ritmi per vivere con più attenzione e coscienza “l’attimo fuggente”.
MAHAGAGA: “straordinario” è l’altra parola. Straordinario è il patrimonio di flora e fauna presente nel Madagascar: il 5% di tutte le specie animali e floreali conosciute si trova solo qui! Vanta pertanto una delle maggiori biodiversità del pianeta, tanto da essere definito un caleidoscopio di bellezze naturali. Straordinaria è la fede della gente: uomini, donne e bambini che partecipano all’Eucarestia unendo in modo esemplare concentrazione, rispetto dell’evento liturgico e gioia pasquale attraverso i canti eseguiti da tutti a gran voce con le danze. Straordinario è anche l’impegno dei nostri missionari che quotidianamente, istante per istante, “si fanno pane” per la gente ponendo le loro energie, la loro vita a servizio dei malgasci. Solo in loco si può constatare il grande impegno e la “devozione” della gente nei loro confronti. Ma è straordinario anche l’impegno di tanti volontari che dall’Italia sostengono le missioni malgasce. Senza di loro si sarebbe potuto fare ben poco. Senz’altro la missione non avrebbe avuto il grande sviluppo ottenuto in questi anni. A conferma di ciò, con i sacerdoti sono andati 2 volontari di Seregno: Massimiliano e Fert per una consulenza tecnica ad Anatihazo.
Ed infine la terza parola: FAHANTRANA, “povertà”. Pur avendo risorse dalle potenzialità enormi, il Madagascar è uno dei paesi più poveri al mondo. Un malgascio medio guadagna circa 1 dollaro al giorno, mentre il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Quasi la metà dei bambini del Madagascar sotto i 5 anni è malnutrita. E lo si vede subito. Basta allontanarsi 300 metri dalla parrocchia orionina S.  Giuseppe, che si trova in una zona centrale di Antananarivo, per scoprire una povertà indescrivibile che si vede, si tocca, si respira. Non ci si può rendere conto delle condizioni di vita e del degrado in cui versa la maggior parte della popolazione, finché non la si vede con i propri occhi, finché non si entra nelle loro “abitazioni”. In ogni missione e villaggio i missionari hanno edificato una chiesa, una scuola per la formazione ed insieme una mensa: per molti bambini è l’unico pasto della giornata. Grazie ai tanti benefattori i missionari riescono a sfamare migliaia e migliaia di bambini.
Questo è solo un assaggio di questo meraviglioso paese… dal duplice volto.

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