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Francesco pronto per l’Africa

Francesco pronto per l’Africa

La presenza del Papa e i suoi gesti vanno sempre di pari passo con il messaggio rappresentato dalle sue parole. Ma nel  viaggio che Francesco inizia domani in Africa, visitando Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, il suo esserci fisicamente in quei luoghi è ancora più importante di ciò che potrà dire.

La prima tappa è nel Paese dove sono avvenuti alcuni dei più sanguinosi attentati degli ultimi anni da parte dei jihadisti di Al-Shabaab, l’ala radicale delle ex Corti islamiche: al Westgate Mall nel settembre 2013 (71 morti e 175 feriti), al Garissa University College nell’aprile scorso (148 morti e 79 feriti) e a Mandera nel luglio scorso (14 morti e 11 feriti).

In una terra in cui violenza e terrorismo vengono alimentati dalla povertà e dalla disperazione ma anche dall’indottrinamento estremista, Francesco ribadirà che invocare il nome di Dio per giustificare uccisioni e stragi è una bestemmia. Un momento significativo della tappa kenyota sarà il discorso al quartier generale dell’Onu in Africa, ormai alla vigilia del COP21 di Parigi, il summit sui mutamenti climatici. Il Papa ha dedicato nel giugno scorso un’enciclica ai temi dell’ambiente, mostrando come la lotta all’inquinamento non può essere disgiunta dalla lotta alla povertà e dalla messa in discussione dell’attuale sistema di sviluppo.

A caratterizzare la seconda tappa del viaggio, quella in Uganda, oltre alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della canonizzazione dei martiri di Namugongo, saranno i temi dell’esclusione sociale e della piena partecipazione di tutti alla vita della società. Le abbondanti risorse naturali, come le riserve petrolifere nella regione del Lago Alberto, non si traducono in ricchezza per tutti ma acuiscono il divario tra i pochi ricchi e il resto della popolazione.

Le terza e più delicata tappa è quella nella Repubblica Centrafricana. Rimasta in forse fino all’ultimo, a causa dell’instabilità e della scarsità di sicurezza nella capitale Bangui, dove anche negli ultimi giorni sono continuati gli scontri ammantati di motivazioni religiose ma provocati anche da altre ragioni. Si è parlato di una segnalazione dei servizi francesi, che parlavano del rischio di attentati, ma padre Federico Lombardi assicura che «non ci risultano elementi nuovi di preoccupazione». Da venerdì è a Bangui il responsabile della sicurezza del Papa, il capo dei Gendarmi Domenico Giani. L’arrivo di 300 Caschi Blu dell’Onu senagalesi, che rimarranno nel Paese durante lo svolgimento delle elezioni presidenziali previste per il mese prossimo, dovrebbe garantire un tranquillo svolgimento della visita.

Francesco ci tiene particolarmente a inaugurare in anticipo il Giubileo della Misericordia nella cattedrale di Bangui, aprendo la Porta Santa di quella diocesi in anticipo di oltre una settimana rispetto a quella della Basilica di San Pietro. Non era mai accaduto prima. Particolarmente significativa, se il programma verrà rispettato, la visita nella moschea della capitale Centrafricana. Non mancheranno inoltre, durante questa trasferta nelle periferie del mondo, dei momenti di vicinanza ai più poveri tra i poveri, come la visita al quartiere di Kangemi a Nairobi o alla Casa della Carità a Nalukolongo, in Uganda.

I bagliori sinistri degli eventi di Parigi, la blindatura di Bruxelles, i timori per gli attentati sotto le finestre di casa nostra rendono ancora più significativo il pellegrinaggio di un Papa che anche in Africa continuerà a viaggiare sulla «papamobile» scoperta senza arrendersi alla paura.


Qui di seguito il messaggio del Papa:

Cari fratelli e sorelle della Repubblica Centroafricana,

A pochi giorni dal viaggio che mi condurrà da voi, tengo a dirvi la gioia che provo e a salutare già ognuno tra voi con l’affetto più grande, qualunque sia la sua etnia o la sua religione. Sarà la prima volta nella mia vita che verrò nel continente africano, così bello e così ricco per la sua natura, le sue popolazioni e le sue culture; e mi aspetto belle scoperte e incontri arricchenti.

Il vostro caro Paese vive da troppo tempo in una situazione di violenza e d’insicurezza di cui molti di voi sono le vittime innocenti. Il fine della mia visita è innanzitutto di portarvi, in nome di Gesù, il conforto della consolazione e della speranza. Auspico di tutto cuore che la mia visita possa contribuire, in un modo o nell’altro, a guarire le vostre ferite e ad aprire un futuro più sereno per il Centroafrica e per tutti i suoi abitanti.

Il tema di questo viaggio sarà: passiamo all’altra riva. È un tema che invita le vostre comunità cristiane a guardare risolutamente avanti, e incoraggio ognuno a rinnovare il suo rapporto con Dio e con i fratelli per edificare un mondo più giusto e più fraterno. In particolare avrò la gioia di aprire per voi — un po’ in anticipo — l’Anno Giubilare della Misericordia, che sarà per ognuno, spero, l’occasione provvidenziale di un autentico perdono, da ricevere e da dare, e di un rinnovamento nell’amore.

Vengo da voi come messaggero di pace. Avrò a cuore di sostenere il dialogo interreligioso per incoraggiare la coabitazione pacifica nel vostro paese; so che ciò è possibile, perché siamo tutti fratelli.

Vi chiedo di pregare per me. Imploro l’aiuto della Vergine Maria e vi dico a presto.

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