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UN TEMPO DI GRAZIA

UN TEMPO DI GRAZIA

Signore, come i discepoli siamo saliti sul monte Tabor un po’ scettici, ma ora è giunto il momento di scendere e tornare a casa. Per qualcuno di noi questa esperienza certamente ha lasciato il segno, altri continueranno ad essere scettici.
Nonostante tutto, questa sera volevamo dirti il nostro GRAZIE perché a contatto con i ragazzi abbiamo scoperto i nostri limiti, le nostre povertà, le nostre insufficienze, ma anche le nostre doti, le nostre qualità e quelle capacità più nascoste che neppure noi conoscevamo.
Aiutaci a camminare sulla strada del servizio che abbiamo intrapreso, consapevoli che chi si mette al servizio dei fratelli serve Dio“.
Così hanno pregato alla fine della Santa Messa i volontari di Ponte Crepaldo (Eraclea–VE), che dal 23 al 29 agosto hanno vissuto il loro campo di servizio/lavoro presso il Centro Don Orione di Chirignago.

Come per i gruppi che li hanno preceduti si è trattato di un’esperienza di condivisione del lavoro e delle attività in un ambiente facilitante ma che in ogni caso rimane un contesto di lavoro “vero” e non una realtà creata appositamente ad hoc per i giovani. Infatti abbiamo cominciato il campo durante il momento dell’accoglienza sottolineando la necessità di un atteggiamento di UMILTA’, nel significato esistenziale e cristiano di posizione di ascolto, di ricezione, di accettazione di una guida.
Questo ha permesso ai 10 giovanissimi dai 14 ai 17 anni, ai loro 3 educatori, al parroco don Massimiliano e a noi che li abbiamo accompagnati di sperimentare qualcosa di radicalmente diverso rispetto ai campi-scuola classici.
Vogliamo fermare quest’altra ricchissima esperienza di fine estate attraverso 3 grandi elementi che hanno fatto da “calamita” rispetto alle tante riflessioni emerse durante gli incontri giornalieri di verifica e formazione:

CASA
Mi sento come a casa… mi sento parte di questa realtà… non vorrei andare a casa… qui mi sento bene… mi dimentico della disabilità“. I giovani volontari sono ritornati più volte su questo tema, hanno sperimentato il nostro Centro come un luogo di costruzione di sentimenti di agio, piacevolezza e accettazione; un luogo che in un arco brevissimo di tempo ti diventa familiare e dove  vi è un’attenzione costante affinché le relazioni siano sempre di aiuto reciproco, amicizia e fraternità. Uno dei volontari ci ha detto “…spero che a loro sia rimasto qualcosa di noi”. Noi sappiamo che chi è passato per questa casa ha trovato e troverà sempre la lanterna accesa, un posto in cui essere amato e ricordato.

GREMBIULE
E’ il dono che i giovani volontari hanno ricevuto alla fine della Santa Messa da don Massimiliano, come segno dell’offerta gratuita di sé, del movimento di “abbassamento” necessario a comprendere cosa significhi servire l’altro e servire il Signore nell’altro.
Ci sembra di poter dire che i giovani abbiano colto in modo particolare il valore della fatica, attraverso la pesantezza del lavoro fisico a contatto con la natura, la poca resistenza al caldo e alle zanzare, la stanchezza serale. Hanno però anche riconosciuto che tutto è stato compensato e superato dalla gioia di condividere, fino all’esperienza rigenerante e formativa del “lavorare e ridere insieme”.

CUORE  
Con i giovani di Ponte Crepaldo siamo tornati spesso sul tema delle emozioni.
Noi che li abbiamo accompagnati ci siamo accorti fin dalle prime battute di questa sete, del bisogno di dare una forma espressiva all’emergere dei sentimenti; ci siamo accorti con stupore di come i giovani arrivino alle esperienze estive portandosi dietro, accanto ad entusiasmi e forti motivazioni, anche veli di tristezze… per poi scoprire che la relazione con i nostri ragazzi disabili è in qualche modo “terapeutica”, energizzante, generativa di gioia e diventa  occasione privilegiata di crescita personale, di riconciliazione di parti di sé annodate e talvolta sofferenti… così c’è chi alla fine arriva a “…vivere a pieno un’esperienza cogliendone l’attimo migliore”; oppure a dire “qui sono sempre stata felice… i ragazzi sono sempre col sorriso… quando sei triste ti fanno compagnia… parlando con loro mi passava la tristezza… ti riempiono di gioia… ti viene da  aprirti con loro… non pensavo che il dialogo fosse così facile… adesso mi viene da salutare tutti per strada”.

Nel dire il nostro GRAZIE a chi ha voluto e vissuto questo “tempo di grazia”… il nostro augurio è che il cuore di argilla che lasciamo come dono a tutti coloro che hanno partecipato ai nostri campi diventi un cuore di carne, innamorato delle persone, aperto e responsabile sulle strade della vita e del mondo.

L’educatrice Simonetta Spinola

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