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Samantha Cristoforetti e don Orione alla scoperta di Dio

Samantha Cristoforetti e don Orione alla scoperta di Dio

Riceviamo questo elaborato dal giovane Francesco Volpe

Samantha Cristoforetti è appena atterrata sulla Terra dopo un viaggio “spaziale”, fuori dal comune: ha toccato il cielo con un dito, ha visto il paradiso e adesso è tornata in mezzo a noi tutti. Quante volte ci siamo fermati per un istante a contemplare il mondo circostante?

Quante volte abbiamo alzato gli occhi al cielo, ponendoci mille domande? Il cielo, le stelle, lo spazio: tutte cose incomprensibili per chi non studia astrofisica. L’universo è per noi tutti sinonimo di ignoto e quest’ultimo è sinonimo di incertezza. Allo stesso tempo, nonostante il cielo sia per noi tutti un qualcosa di misterioso, rappresenta un buon espediente per poter filosofare. Pensiamo alla notte di San Lorenzo, quando distesi sulla spiaggia, si contempla il cielo stellato, sperando di vedere una stella cadente. Uno scienziato privo del senso dell’umorismo direbbe: “Che sciocco! Credi nelle stelle cadenti? Non sai che le stelle sono solo dei corpi celesti che brillano di luce propria, composti dal 75% di idrogeno, il 20% di elio e il 5% di altre sostanze?” Io, invece, continuo a sperare di vedere una o più stelle cadenti perché non c’è cosa più bella della speranza e delle emozioni che si provano quando non si hanno certezze. E poi, una vita senza meditazione e filosofia, che vita sarebbe? Anche uno scienziato, in balìa della probabilistica e dell’incertezza, si ritroverà inevitabilmente a sperare che le sue idee possano diventare certezza assoluta. La speranza è la cosa più pura che esista perché va oltre la religione, il materialismo e tutte le finte congetture. Quando ero piccolo desideravo anche io fare l’astronauta. Guardando il cielo, dicevo tra me e me: “Un giorno camminerò su una nuvola bianca e toccherò le stelle con un dito”. Poi, crescendo le cose sono andate diversamente. Finora ho sempre pensato che poter andare nello spazio sia la cosa più appagante che possa esistere. Non avevo, però, considerato il viaggio di ritorno. Samantha Cristoforetti è nuovamente tra noi tutti, ma riuscirà a ricominciare tutto da capo? Dopo essere stati nello spazio, cosa si può pretendere più dalla vita? La Cristoforetti è riuscita in quello che banalmente un bambino potrebbe desiderare a 7 anni; ha visto quello che per l’immaginario comune è il “paradiso” ed è tornata dopo duro lavoro in mezzo a tutti noi.Nonostante la bellissima esperienza, ci ritroviamo sempre al quesito più importante: “Cos’è che appagal’uomo per davvero?”. In parole povere: “Cos’è che rende l’uomo davvero felice per 365 giorni l’anno fino alla fine dei suoi giorni? La scienza può anche far passi da gigante, ma non sarà mai una certezza assoluta. In quel caso, tutti diventerebbero delle macchine ciniche, fredde e prive di sentimenti. Tutte le esperienze umane, dalla più piccola a quella più stravagante come andare nello spazio, hanno un senso se noi riusciamo a dar loro un senso e per far questo abbiamo bisogno della filosofia, del trascendentale e della fede. Guardare il mondo con occhi diversi, significa nutrire la propria mente e aprirsi alla vita come farebbero san Francesco o lo stesso don Orione. Ecco, se don Orione fosse ancora in mezzo a noi, avrebbe di certo affermato: “La scienza umana invaghisce e gonfia perché non è accompagnata dalla virtù e non eleva lo spirito a Dio; io non vorrei che alcuni di voi dormissero il sonno dell’anima, non vorrei che vivessero il quel languore e torpore di spirito che, al dir di Dante “poco più è morte”. Quando si pensa, o miei cari, a quello che gli uomini fanno per un po’ di quella gloria vana che il mondo promette, ai rischi che affrontano per una ventata di umana vanità o per far progredire di qualche passo di più qualche amo della scienza, non ci sentiamo noi umiliati di fare così poco per Iddio e per le anime? Siamo troppo ignavi nel bene”. Possiamo anche andare sulla luna, ma senza Dio e senza momenti di pura condivisione, di amore e fratellanza, tutto è futile.Il 12 giugno 1922 nasceva Margherita Hack: “Il compito della scienza è cercare di capire quali siano le leggi che regolano l’universo, la nostra vita, i nostri pianeti, senza ricorrere a Dio” riteneva l’illustre scienziata. Ne siamo davvero sicuri? Il problema è davvero Dio?  Il concetto di Dio cambia da cultura a cultura, ma nella sua diversità presenta degli elementi comuni: “Dio è perfezione; Dio è speranza”. Il problema non è, quindi, né la scienza né la fede, ma trovare il giusto connubio tra questi due elementi. La fede è ciò che appaga tutti i giorni, in tutti gli attimi nonostante le tante avversità. Solo unendo tutti questi elementi, la “scoperta” (scientifica e non) avrà quel qualcosa in più da far progredire l’uomo sia materialmente, ma soprattutto umanamente e spiritualmente.

 

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