Il Bilancio
di Missione
O P E R A D O N O R I O N E
Il Bilancio di Missione rappresenta per l’Opera Don Orione uno strumento prezioso per comunicare al mondo come tutte le persone animate dal carisma del Fondatore, “fanno del bene sempre e del bene a tutti” attraverso le attività, i progetti e le iniziative svolte durante l’anno.
I numeri parlano
L’Opera Don Orione in Italia ha diverse tipologie di istituzioni e opere, in ambito educativo, sociale, sociosanitario e sanitario. E in ogni ambito nascono progetti, nuovi futuri e realtà che non lasciano indietro nessuno.

supportati nei vari servizi
di cui 64 in situazione di abitare tutelato (housing)

supportati nello studio
bambini e studenti che hanno ricevuto gratuitamente risorse per l’educazione

gratuite e agevolate
importo annuale gratuità e rette agevolate nel bilancio del 2024
Fai del bene insieme a noi
Volontariato, stage, contributi, 5×1000 e donazioni.
Il Bilancio di Missione 2024
Lasceremo parlare due indicatori importanti per rendicontare le attività del Don Orione:
• I NUMERI (prima parte), che traducono nella concretezza i valori fondativi, immergendoli nell’evidenza di indicatori come ad esempio il numero di destinatari raggiunti nei vari ambiti (sanitario, sociale, educativo, etc.), il tipo di aiuti offerti, i denari investiti per i popoli e i territori, etc.. Inoltre ci offrono anche l’opportunità di individuare gli aspetti di miglioramento e di fissare obiettivi di sviluppo per le nostre opere per guardare sempre avanti e in meglio.
• LE STORIE (seconda parte), che danno vita ed eloquenza ai numeri, consentendo alle persone di raccontare gesti, percorsi ed emozioni, con la naturalezza della testimonianza diretta di progetti, iniziative e tragitti esistenziali. In sintesi, il Bilancio di Missione è trasversale alle multiformi attività dell’Opera Don Orione, che, fedele allo spirito del Fondatore, non si specializza in un’attività, ma cerca di rispondere “a chiunque abbia un dolore”, un bisogno e/o una povertà, materiale, spirituale o educativa.
1. Lavorare CON Don Orione
Oggi, forse più che mai, lavorare nell’ambito dei servizi sociali, sociosanitari, socio-educativi ed educativi è una scelta di vita, spesso resa impegnativa da un forte coinvolgimento relazionale e da una “reputazione” esterna non così significativa, se confrontata con altri settori professionali. Questa scelta di vita, oltre a costituire il fattore iniziale di ingaggio, è alimentata quotidianamente dalla formazione, dal lavoro di équipe e dal confronto continuo sulle forme migliori per sostenere la vita delle persone che accogliamo.
Cerchiamo così di attualizzare quanto scriveva san Luigi Orione: “E niente impiegati! Niente formule burocratiche, che spesso angustiano, se pur non renDono umiliante il bene”. Dunque, non impiegati, ma collaboratori di Don Orione all’opera di salvezza, che prenDono ANCHE uno stipendio.

5.588
Dipendenti e collaboratori
a vario titolo, di cui:
813 volontari
452
Professionisti e Autonomi
2.524
Dipendenti
2.612
Operatori delle imprese
2. Servizio Civile Universale dell’Opera Don Orione
La gratuità e la sensazione di contribuire al bene comune, con un occhio particolare alle persone in condizioni di vulnerabilità e di marginalità, trasforma i cuori e allo stesso tempo genera, competenze per la vita nei “cittadini” delle comunità di domani. A Maggio 2024 sono stati avviati:
190
GIOVANI ( +73 rispetto al 2023 )
217.750
ORE ( di servizi alle persone )
2.457
Persone con disabilità (+147 rispetto al 2023 )

3. Prevenire e supportare la non autosufficienza
Anche in questo ambito, andando oltre la norma (che prevede ancora la staticità del Piano Assistenziale), l’Opera Don Orione elabora il Progetto di Vita, costruendo una gamma di sostegni che va dall’abitare alla spiritualità, dal fitness al tempo libero, dall’operosità all’autodeterminazione, sino a tutti gli interventi di carattere sanitario ed assistenziale che via via diventano necessari.
2.829
Persone anziane
( +199 rispetto al 2023 )
di cui 64 in situazione di abitare tutelato (housing)
4. Il giovane è di chi lo illumina e lo ama
Mentre le scuole dell’infanzia e primaria sono organizzate sullo sviluppo evolutivo (mediante un’impostazione al passo con i tempi), le scuole secondarie lavorano per le competenze socio-emotive, mediante unità di apprendimento che stimolano la creatività e l’intraprendenza dei giovani, anche mediante il Service Learning, nell’ottica dell’imparare a “fare il bene sempre”.




5. Oltre la scuola, per la vita

(+ 294 rispetto al 2023)

(+ 24 rispetto al 2023)

importo annuale gratuità e rette agevolate nel bilancio del 2024
6.“Avevo fame, mi avete dato da mangiare, avevo sete, ero nudo mi avete vestito…
Il pasto caldo è l’offerta più immediata e concreta, ma a questo si unisce la possibilità di fare una doccia, di ricevere un vestito pulito e decente e magari anche una piccola somma di denaro per rispondere ad altre urgenze immediate.
Nessuno si avvicina a Don Orione senza trovare risposta ai suoi bisogni, ordinari e complessi.

7. Formazione e ricerca continua
Uno strumento concreto per la continua innovazione è la formazione continua dei collaboratori, oramai da anni una prassi costante nelle case e nelle scuole di Don Orione. Oltre a questo, i convegni scientifici e gli eventi culturali consentono di dialogare con il mondo, contaminando tutti gli ambiti e i territori in cui le case dell’Opera Don Orione sono inserite.

8. Istituzioni di comunità aperte. L’importanza di fare rete nel territorio
I contributi, divisi in studi di carattere scientifico e narrazione di esperienze, intendono promuovere un approccio efficace di sostegno ad ogni fragilità, superando la logica assistenziale e promuovendo una mentalità evidence based.
Nel 2024 sono stati pubblicati 17 articoli di taglio scientifico, tra studi ed esperienze.
Le Partnership





9.Don Orione Italia ha anche
accolto la sfida ambientale:
958.000 KWh
Energia prodotta dai pannelli fotovoltaici
1.300.000 m3 di gas
prodotto dall’incenerimento rifiuti
Comunità Energetica
Rinnovabile
(CER) Vallette – Torino
10.Oltre i numeri, le storie, le persone e il futuro
Dietro ai numeri, comunque eloquenti, ci sono persone, percorsi, iniziative, sostegni, storie e testimonianze di bene.
Non basterebbe un’enciclopedia per raccontarle: di seguito ne vengono raccontate solo alcune, per comunicare, attraverso alcuni esempi, la vivacità di quanto accade quotidianamente nei territori dove sorge una casa dell’Opera Don Orione.
Casa Speranza
INIZIATIVA A ROMA
Rispondendo all’appello di Papa Francesco sull’emergenza abitativa in Roma, nel novembre 2024, in vista dell’Anno Giubilare, l’Opera Don Orione ha dato vita a Casa Speranza, un nuovo segno concreto di carità, valorizzando in modo generativo gli immobili inutilizzati. Allestita in un’ala del Centro Don Orione di Roma, la struttura offre ospitalità notturna (camera e bagno) e un pasto caldo a 14 uomini senza dimora durante l’emergenza freddo.
Il progetto, interamente sostenuto dall’Opera Don Orione, è gestito in collaborazione con la Caritas diocesana e le parrocchie della XXXV prefettura, in una rete di solidarietà territoriale. Casa Speranza è più di un rifugio: vuole essere un luogo familiare, un segno tangibile di speranza per chi è nel bisogno.
La Casa che verrà
PROGETTO “DOPO DI NOI” A GENOVA
Il Piccolo Cottolengo Genovese ha avviato un nuovo progetto di cohousing per persone con disabilità grave prive di sostegno familiare, ristrutturando un appartamento dell’Opera Don Orione. L’appartamento si trova accanto alla Casa del Paverano e al Centro Boggiano Pico, polo specializzato nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo e in particolare nel disturbo dello spettro autistico, per garantire supporto e monitoraggio nelle attività della vita quotidiana qualora necessari.
L’obiettivo è sviluppare e strutturare un sistema di sostegno ai giovani e agli adulti con disabilità costruendo già ora il futuro, con un percorso di sviluppo delle autonomie nel “durante noi”, una palestra di vita indipendente dal nucleo famigliare all’interno di una vera e propria casa in condivisione sociale che arrivi a offrire una soluzione abitativa a lungo termine nel tempo del “dopo di noi”. L’iniziativa risponde concretamente alla domanda di tante famiglie: “Cosa sarà dopo di noi?”
Con il sostegno dell’Associazione Volontari Don Orione Genova o.d.v. e un contributo di 63.000 euro della Regione Liguria, è stato avviato il primo lotto di lavori, per poter essere davvero un “amparo”, luogo di protezione e casa per i più fragili.
La qualità di vita tra teatro e fotografia
PROGETTO A ERCOLANO
Il Centro Don Orione di Ercolano nel 2024 ha realizzato due interessanti progetti artistici. Il laboratorio teatrale ha messo in scena “Il Paese degli Errori” basato sull’opera di Gianni Rodari, evento a cui è stata invitata la comunità locale e le associazioni della zona, le famiglie e gli operatori del settore. Il progetto è strutturato in laboratori tematici, organizzati intorno a quattro assi principali: consapevolezza del corpo, costruzione delle relazioni di gruppo, espressività e creazione drammaturgica. Oltre a lavorare sul teatro fisico, visuale e di improvvisazione si lavora sulla recitazione e su un laboratorio di musicoterapia che unisce la pratica musicale alla danza. Il teatro si conferma per gli ospiti uno strumento di crescita personale e comunitaria, capace di rafforzare le relazioni, stimolare l’espressività e favorire il benessere.
A-Simmetrie è il nome del progetto di fotografia. Il progetto nasce dall’esigenza di stimolare una modalità di espressione completamente diversa da quella propria del linguaggio verbale a cui tutti siamo abituati ad attribuire maggiore valore e che per molti costituisce, invece, molto spesso, un ostacolo. Il laboratorio è un’iniziativa davvero inclusiva: infatti coinvolge due gruppi, uno formato da dieci persone del nostro Centro, l’altro da 15 alunni di una classe IV dell’Istituto Comprensivo Don Lorenzo Milani di Torre del Greco e due ospiti del Centro Don Orione di Ercolano. Il progetto ha portato anche alla realizzazione di una mostra, “Messi a fuoco”, nel maggio 2025: non è solo una mostra fotografica, ma un potente messaggio sull’importanza dell’inclusione e sul potenziale espressivo di ogni individuo.
L’iniziativa dimostra come l’arte possa diventare un ponte per superare le differenze e offrire nuove chiavi di lettura della realtà che ci circonda.
I-CUB, un robot per l’autismo
PROGETTO A GENOVA
Da qualche anno il Piccolo Cottolengo Genovese ha avviato una collaborazione con il laboratorio “Social Cognition in Human-Robot Interaction” dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. Insieme al Centro Boggiano Pico, specializzato in età evolutiva, è iniziata una sperimentazione clinica pionieristica: per la prima volta, un robot umanoide, iCub, è stato utilizzato con successo in un percorso riabilitativo per bambini con diagnosi di autismo.
Le persone nello spettro autistico, infatti, spesso hanno difficoltà a mettersi nei panni dell’altro. iCub si è dimostrato un alleato efficace, grazie alla sua capacità di semplificare e modulare gli stimoli, rendendo l’interazione più accessibile rispetto a quella con un essere umano. Durante le sedute, il terapeuta utilizza iCub proponendo esercizi calibrati sulle abilità del bambino. Un’attività chiave consiste nel far manipolare al robot un cubo con immagini diverse: il bambino è stimolato a identificare cosa vede il robot, allenando la capacità di assumere il punto di vista dell’altro.
I risultati mostrano un miglioramento delle competenze sociali nei bambini coinvolti, facendo di iCub il primo robot dotato di un protocollo riabilitativo clinico certificato.
Il prossimo passo è lo sviluppo di nuovi training in ambienti simulati – come una pizzeria o una gelateria – per allenare le abilità sociali in contesti di vita quotidiana. Il progetto continua all’interno del Center for Human Technologies (CHT-IIT@Erzelli), con il supporto della Regione Liguria, per favorire il trasferimento concreto della ricerca scientifica nei contesti clinici, a beneficio della salute e del benessere di molte altre persone.
Una formazione professionale in 3D!
PROGETTO A MESTRE
Una formazione professionale in 3DAl Centro di Formazione Professionale Endo-fap Istituto Berna, è stato introdotto un laboratorio di stampa 3D. Il laboratorio ha trasformato l’esperienza educativa, rendendola più coinvolgente, interdisciplinare ed efficace. L’obiettivo è quello di prevenire la dispersione scolastica e la povertà educativa, fornendo agli studenti strumenti moderni e concreti per apprendere attraverso i “compiti di realtà”.
L’utilizzo della stampante 3D con il software SolidWorks ha consentito agli allievi di progettare, creare e testare i propri oggetti, con un apprendimento che unisce teoria e pratica. È un’esperienza coinvolgente: vedere un progetto prendere forma motiva e rafforza l’interesse degli studenti. È trasversale: le competenze acquisite sono applicabili in ambiti diversi, dalla meccanica all’elettronica, dal design all’architettura. È formativa: la prototipazione rapida permette di sperimentare, correggere e migliorare in tempo reale, sviluppando capacità di problem-solving, precisione e collaborazione. Il laboratorio 3D è oggi uno strumento chiave per una didattica innovativa e inclusiva, che guarda al futuro e mette al centro lo studente.
Dall’Ecuador all’Italia
TESTIMONIANZA DA GENOVA
Una mattina al Centro di Ascolto incontro un giovane che mi chiede aiuto per il permesso di soggiorno. Mi racconta che aveva accettato l’offerta di una “persona” italiana che si sarebbe occupata in base alle norme vigenti in quegli anni del permesso di soggiorno, dimostrando di coprire i contributi e le spese mediche per un anno. Il tutto, ovviamente ad un prezzo fissato dalla “persona”.
Era il tempo del decreto flussi. Convocato in Prefettura ha scoperto che non potevano concedergli il soggiorno illimitato perché la “persona” in questione non era in regola con la legge.
Con mio marito Giorgio abbiamo rifatto la pratica, assumendoci tutte le formalità, per richiedere agli uffici competenti via mail il consenso e l’accoglimento della domanda, già esaminata e formalmente accolta. Il decreto flussi determinava l’ingresso di un numero preciso di immigrati, numero variabile per ogni Stato di provenienza. La mattina fissata, da una certa ora, si doveva collegarsi via mail ed avere la risposta definitiva: quella mattina, alle sei, eravamo pronti per operare dalla nostra abitazione. E ci siamo riusciti. Siamo rimasti amici e abbiamo assistito al formarsi di una famiglia con due figlie ormai adolescenti; padre e madre entrambi al lavoro, con grande gioia e riconoscenza nel cuore.
La storia è proseguita negli anni e il giovane papà ha deciso di mettersi in proprio, con partita IVA. Gli occorrevano aiuti finanziari che abbiamo ottenuto dalla Caritas, dal Centro Emergenza Famiglia (CEF) e Fondo antiusura (FAU). È stato concesso un prestito che doveva essere restituito a rate mensili, senza interessi. Il giovane papà si è dimostrato degno della nostra fiducia: ogni mese telefonava e compariva per consegnare quanto dovuto fino alla fine.
La soddisfazione nostra e loro e stata grandissima e la loro amicizia dura ancora oggi. Silvia e Giorgio, Casa Madre della Tenerezza di Genova.
Con un ricordo speciale per Giorgio, che ci ha lasciato, per il Paradiso, proprio nel corso del 2024
La scelta di vivere al Piccolo Cottolengo
TESTIMONIANZA DA MILANO
Mi chiamo Cesare Maderna e sono nato a Milano il 5 settembre 1927. Finite le elementari, come tutti i ragazzi di famiglia non abbiente, invece che al ginnasio andai all’Avviamento al Lavoro, frequentando anche il corso serale. Raggiunsi in questo modo una preparazione che mi permise di essere preso alla Salmoiraghi, azienda che allora era talmente grande da dare da lavorare a 650 persone.
Mi sono trovato là così bene che non mi sono mai più mosso fino a che non sono andato in pensione. Purtroppo di lì a poco avrei conosciuto ben da vicino gli orrori della guerra. Il 5 giugno 1940 la Germania invase la Francia Finita la guerra nel ’49 dovetti fare il servizio militare, allora obbligatorio e fui mandato come marconista a Bari. La città non era distrutta come Milano, purtroppo però presi la malaria, anche se non quella mortale. Avevo una fidanzata che mi aspettò e che portai all’altare quando a 30 anni finalmente guarii. Avemmo una figlia e poi mia moglie rimase nuovamente incinta ma, verso la fine della gravidanza, perse il bambino.
La nostra vita proseguì serenamente, mentre la città ricostruita era ormai diventata la Capitale economica dell’Italia. Purtroppo un giorno mia moglie si ammalò molto gravemente e morì. Entrai come ospite al Don Orione per la riabilitazione dopo un intervento piuttosto importante da cui mi ripresi completamente. Continuai però a frequentare i reparti perché venivo a trovare una mia carissima amica. Quando mancò decisi di venire io stesso a vivere qui. Mi sento più sicuro e ben accudito.
La cosa più bella è il giardino. A Milano non è facile avere a disposizione uno spazio di verde così. Se proprio ve lo devo dire c’è una cosa che mi piacerebbe cambiare. Ho applaudito quando ho visto che aveva stampato dei menù, però… Sarebbe fantastico se ci fosse una vera scelta tra i piatti. Per il resto io mi sento un po’ come in una famiglia, dopodiché vivere bene o male dipende solo da noi e dal modo che abbiamo di prendere la vita.
Cesare Maderna, Piccolo Cottolengo Milanese.
Cosa abbiamo fatto e cosa possiamo continuare a fare insieme…
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