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Gli auguri del Consiglio Provinciale – “E venne ad abitare in mezzo a noi”

Gli auguri del Consiglio Provinciale – “E venne ad abitare in mezzo a noi”

“E venne ad abitare in mezzo a noi” La scelta della scomodità

Quando arriva il Natale, la realtà di Dio viene spesso travisata e sconvolta dalle nostre prospettive e dai nostri schemi. Le case, le strade, i negozi – tutto ciò che ci circonda – si riempiono di luci, colori e decori: almeno per una manciata di giorni all’anno tutto appare più scintillante, più attraente. I nostri cuori, intanto, vengono assorbiti dai preparativi di cene e pranzi speciali, insieme alla lista dei regali da acquistare.

Eppure, a Betlemme, lo scenario è tutt’altro. Dio sceglie di uscire dalla propria “comfort zone” per venire ad abitare in mezzo a noi, accogliendo e vivendo la scomodità più reale e concreta.

La scomodità, pur essendo Dio, di spogliare se stesso e assumere la nostra umanità.
La scomodità di mettersi in viaggio con Maria e Giuseppe da Nazaret a Betlemme per il censimento.
La scomodità di cercare un rifugio dove nascere… Nessuna locanda aveva posto per Lui: sold out per Dio.
La scomodità di nascere in una stalla, tra la paglia, il bue e l’asinello, che almeno garantivano un po’ di tepore.
Una scomodità che si riempie di tenerezza nelle braccia materne di Maria e in quelle paterne di Giuseppe.
Una scomodità che lascia spazio alle relazioni più sincere e semplici, come quelle dei pastori.
Una scomodità che raggiunge la reggia di Erode, inquieto per la presenza di un neonato “concorrente”.
Una scomodità che oltrepassa i confini d’Israele e spinge i Magi a uscire anch’essi dalla propria sicurezza.
Una scomodità, infine, in cui Dio si trova perfettamente a suo agio, “comodo” come Figlio dell’Uomo tra gli uomini.

Questo è il messaggio provocante del Natale: avere il coraggio e la determinazione di giocare con Dio “a carte scoperte”, spegnendo la tiepidezza e superando quella che Papa Francesco definisce “divanite spirituale”.

È un impegno che vogliamo vivere a livello personale, comunitario e provinciale: abitare il tempo e, quindi, la storia con la consapevolezza che essa è già abitata dalla Grazia – Gesù stesso – rendendola una Casa comune, accogliente e viva.
Camminiamo allora animati dalla determinata e lungimirante intraprendenza di san Luigi Orione, per “buttarci nel fuoco dei tempi nuovi”.

Al termine dell’anno giubilare della Speranza, vi auguriamo un Santo Natale del Signore e un Felice Anno Nuovo 2026!

Don Giovanni, Don Carlo, Don Roberto, Don Ugo, Don Lorenzo e Don Valeriano

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