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Don Orione, vivo in mezzo a noi

Don Orione, vivo in mezzo a noi

Per ricordare il Dies Natalis di Don Orione, a Sanremo il 12 marzo del 1940, ecco uno dei testi più citati di Don Orione, scritto dal Santo della carità nella primavera del 1939: “pagine di alta mistica e di vibrante lirismo, linee essenziali di un programma apostolico che ha la semplicità e la concretezza del Vangelo” scrive don Flavio Peloso commentandole. “Sono le parole con cui Don Orione, al chiudersi della sua giornata terrena, consegnò se stesso, il suo carisma, la sua antropologia religiosa“.

 

Anime! Anime!
Non saper vedere e amare nel mondo che le anime de’ nostri fratelli. 
Anime di piccoli, 
anime di poveri, 
anime di peccatori, 
anime di giusti, 
anime di traviati, 
anime di penitenti, 
anime di ribelli alla volontà di Dio, 
anime di ribelli alla S. Chiesa di Cristo, 
anime di figli degeneri, 
anime di sacerdoti sciagurati e perfidi, 
anime sottomesse al dolore, 
anime bianche come colombe, 
anime semplici, pure, angeliche di vergini, 
anime cadute nella tenebra del senso 
e nella bassa bestialità della carne, 
anime orgogliose nel male, 
anime avide di potenza e di oro, 
anime piene di sé, che solo vedono sé, anime smarrite che cercano una via, 
anime dolenti che cercano un rifugio o una parola di pietà, 
anime urlanti nella disperazione della condanna 
o anime inebriate dalle ebbrezze della verità vissuta: 
tutte sono amate da Cristo, 
per tutte Cristo è morto, 
tutte Cristo vuole salve 
tra le sue braccia e sul suo Cuore trafitto.

La nostra vita e tutta la nostra Congregazione dev’essere un cantico e insieme un olocausto di fraternità universale in Cristo.

Vedere e sentire Cristo nell’uomo.

Dobbiamo avere in noi la musica profondissima e altissima della carità.

Per noi il punto centrale dell’universo è la Chiesa di Cristo, e il fulcro del dramma cristiano, l’anima.
Io non sento che una infinita, divina sinfonia di spiriti, palpitanti intorno alla Croce. E la Croce, stilla per noi, goccia a goccia attraverso ai secoli, il sangue divino sparso per ciascuna anima umana.
Dalla Croce, Cristo grida: Sitio! Terribile grido di arsura che non è della carne, ma è grido di sete d’anime, ed è per questa sete delle anime nostre che Cristo muore.

Io non vedo che un cielo, un cielo veramente divino, perché è il cielo della Salvezza e della pace vera: io non vedo che un regno di Dio, il regno della carità e del perdono, dove tutta la moltitudine delle genti è eredità di Cristo e regno di Cristo.

La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente e moralmente deformi, ai più lontani, ai più colpevoli, ai più avversi.

Ponimi, o Signore, sulla bocca dell’inferno perché io, per la misericordia tua, lo chiuda. Che il mio segreto martirio per la salvezza delle anime, di tutte le anime, sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine.

Amore delle anime, Anime! Anime! Scriverò la mia vita con le lacrime e col sangue.

L’ingiustizia degli uomini non ci affievolisca la fiducia piena nella bontà di Dio. 
Sono alimentato e condotto dal soffio di speranze immortali e rinnovatrici. 
La nostra carità è un dolcissimo e folle amore di Dio e degli uomini che non è della terra. 

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