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Chiesa – Una lettera dal Marocco

Chiesa – Una lettera dal Marocco

Monsignor Giovanni D’Ercole ha inviato ai confratelli dell’Opera don Orione una missiva, per raccontare questi primi mesi della sua missione in Marocco.

Caro Padre Provinciale e confratelli tutti,
colgo l’occasione degli esercizi spirituali a cui partecipate in tanti per salutare il Direttore Generale, don Tarcisio con il Consiglio generale e te e i confratelli della provincia. A tutti invio il mio più cordiale saluto. Vi ho accompagnato con la preghiera, consapevole delle tappe importanti che attendono la nostra famiglia religiosa in questo anno 2021/2022. Colgo l’opportunità anche per dare qualche informazione su questi primi due mesi di avvio della mia missione in Marocco.

Accolto il 15 giugno sera a Casablanca, nella sede delle Suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) dove per ora abito in una piccola dependance messami a disposizione dalla comunità, ho trascorso i primissimi giorni per ambientarmi e prepararmi al primo impegno: domenica 20 giugno nella parrocchia di Marrakech ho sostituito il Cardinale arcivescovo di Rabat e Amministratore Apostolico di Tanger Cristobal Lopez Romero sdb nella celebrazione eucaristica e nell’amministrazione della cresima ad alcuni adulti. Celebrare la prima santa messa domenicale con la comunità cristiana di Marrakech, luogo del martirio dei primi cinque frati francescani inviati dallo stesso san Francesco, è stato come affidare a questi Santi martiri protettori del Marocco la missione che mi attende.

Rientrato il 22 giugno in treno a Rabat capitale politica del Marocco, ho incontrato il giorno dopo per un saluto il Nunzio Apostolico S.E. Mons. Vito Rallo, mentre il 24 giugno, Il Cardinale mi ha presentato al Consiglio degli Affari Economici della Diocesi e poi al Consiglio Presbiterale ed ha comunicato ufficialmente alle due diocesi – Rabat e Tanger – il mio sevizio con queste parole: “Nella riunione del Consiglio abbiamo avuto la presenza e la presentazione di Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo emerito di Ascoli Piceno (Italia).E’ un religioso della Congregazione di don Orione (San Luigi Orione), la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Come previsto, è venuto per restare al servizio delle diocesi di Rabat et Tanger. Egli ama dire che viene non per esercitare una autorità, ma per mettere la sua paternità a disposizione di tutti. Non si tratta dunque di un vescovo ausiliare, ma di un vescovo emerito che si pone a disposizione delle persone, delle comunità religiose, dei gruppi et movimenti parrocchiali per l’accompagnamento spirituale, per servizi di formazione (ritiri, esercizi spirituali, conferenze, ecc.)”.

Il 1°luglio sono tornato a Marrakech, città frequentata da molti stranieri, per incontrare la comunità dei tre frati francescani, responsabili della parrocchia e le due comunità religiose presenti: 3 suore libanesi dell’Istituto delle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e 3 religiose camerunensi dell’Istituto delle Suore Terziarie di San Francesco.

Dal 4 al 12 nel centro di spiritualità “Maison de la Visitation” di Tazert tenuto da 4 religiose africane della congregazione delle Suore di san Francesco d’Assisi, a circa 70 kilometri da Marrakech in pieno deserto, ho guidato il primo corso di esercizi spirituali a un gruppo di 10 religiose sul tema della preghiera. Mi è stato molto utile per cominciare a capire la consistenza, lo spirito e le esigenze della presenza della Chiesa in Marocco, presenza insignificante quanto al numero (circa 35 mila cristiani su una popolazione di oltre 35 milioni quasi tutti musulmani), ma assai significativa perché composta da fedeli in massima parte africani ma anche di altre nazionalità. Una presenza, alcune volte ridotta a pochissime persone, che testimonia il vangelo con l’esempio nel pieno rispetto delle leggi del Paese e cercando di creare legami di reciproca stima e amicizia con la popolazione marocchina.

Da Marrakech sono andato a Rabat, fermandomi lungo la via nella città di Mohamedia dove ho preso contatto con parrocchia e la comunità delle suore. Rientrato il 20 a Casablanca ho dovuto dedicare un po’ di giorni alle pratiche burocratiche per il permesso di soggiorno e ho preso più concreto contatto con la parrocchia che è la più numerosa di tutto il Marocco ( la domenica la presenza dei fedeli è di circa mille persone) e le comunità di religiose presenti a Casablanca che conta circa 5 milioni di abitanti: Le suore Francescane Missionarie di Maria , comunità di oltre 20 religiose alcune delle quali anziane ( qui abito anche io); tre religiose della comunità delle Suore Oblate Catechiste Piccole Servanti dei Poveri; tre suore libanesi della congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria; la comunità di 5 suore delle Petites Soeurs de Jésus ( Charles de Foucauld), il monastero delle Clarisse (9 monache) e la comunità di 5 suore delle Missionarie della carità (Madre Teresa). Tra i miei compiti c’è quello, assai impegnativo, di cercare di accompagnare queste comunità, per questo tengo ad aprire subito canali di reciproca conoscenza e amicizia.

Il 29 luglio sono partito per Meknes, capitale storica del Marocco, ospite della comunità di frati francescani (tre frati di cui un italiano immersi nella vita delle Medina che è il cuore della città antica), e il giorno dopo mi hanno accompagnato a Midelt nel monastero dei cistercensi dove avevo già trascorso tre mesi (novembre 2020/gennaio 2021). Qui, dal 2 al 9 di agosto, ho guidato un altro corso di esercizi spirituali presenti 15 religiose di varie congregazioni. Anche questa un’utile esperienza per capire sempre meglio il valore e l’importanza della presenza dei religiosi e delle religiose in territorio islamico.

Il 14 agosto sono invece sceso nel sud del Paese ad Agadir, dove ho celebrato la festa dell’Assunzione della Vergine Maria, e dal 16 al 18 ho potuto raggiungere in macchina alcune località in pieno ed assolato deserto: Taroudant e Ouzarzate, accompagnato dal sacerdote francese che le serve macinando ogni settimana più di 700 kilometri per assicurarne la celebrazione eucaristica anche se sono comunità di pochissimi fedeli. Rientrato a Casablanca ho dedicato tempo al dialogo con i tre sacerdoti che si occupano della parrocchia di Casablanca che conta tre centri di culto e avviare anche un utile contatto con la comunità italiana presente in Marocco e che, stando a quanto mi dicono, conterebbe oltre cinque mila persone anche se al momento senza alcun punto di riferimento saldo e proficuo.

Il 26 agosto sono andato insieme al Vicario Generale della Diocesi di Rabat e attuale parroco di Casablanca nel Nord est del Marocco, a Oujda sul Mediterraneo a contatto con l’Algeria per conoscere la complessa realtà dei migranti, fenomeno che qui presenta non poche criticità. Circa mille kilometri di strada per arrivare e poi sabato 28 ripercorrere ancora un lungo cammino i per andare a Midelt dove mi fermerò tutto il mese di settembre per sostituire il Priore del monastero rientrato in Francia per controlli medici.

In questi primi mesi, in cui prendo contatto con la realtà delle Chiesa e della società in Marocco, non diffondo molte notizie né foto sui social perché voglio prima capire dove sono e come muovermi. Ci tengo però, in famiglia, caro Padre Provinciale e voi, cari confratelli tutti, a tenervi informati su quel che mi si chiede e quel che riesco a svolgere in tutto il vasto territorio del Marocco che abbraccia le due diocesi di Rabat e Tanger.

Ho capito intanto la cosa essenziale: alla scuola di Charles de Foucauld e di altri Pionieri dell’evangelizzazione qui in terra islamica, il primo servizio che si può e si deve rendere a questa società e a questa Chiesa (che ad ottobre inizierà il Sinodo diocesano), è il dono del silenzio e della preghiera. “Predicare il Vangelo in silenzio”, ripeteva Charles de Foucauld, “Parlare in silenzio e gridare il Vangelo con la vita”. Si, mi ripetono spesso che anzitutto con la vita e nient’altro che con la vita occorre nell’Africa del Nord predicare il Vangelo.

Il cuore del Vangelo in fondo è l’amore sino al dono totale di sé e questo può essere vissuto ovunque, anzi è la sola testimonianza credibile.

Un saluto e un abbraccio a te e a voi tutti.
+ Giovanni D’Ercole

 

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