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XV Domenica del Tempo Ordinario – Dall’apparente fallimento al raccolto abbondante

XV Domenica del Tempo Ordinario – Dall’apparente fallimento al raccolto abbondante

In questa domenica e nelle due successive  ascolteremo tre delle sette parabole del capitolo 13 di Matteo. Siamo nel cosiddetto discorso parabolico che ha come tema il Regno dei Cieli: infatti quasi tutte le parabole vengono introdotte dalla frase “Il Regno dei Cieli è simile a …”.

Oggi ascoltiamo la parabola del seminatore, che è presente in tutti e tre i sinottici.

Tra la parabola e la spiegazione della stessa, tutti e tre i sinottici dicono perché Gesù parla in parabole. Mentre in Marco e Luca l’inciso è molto breve, in Matteo i versetti dedicati a questo sono 8 ed è più lunga la citazione di Isaia. Questa è l’unica citazione dell’Antico Testamento detta direttamente da Gesù e si tratta di un passo non facile. Per spiegare la ragione per cui ad alcuni è dato di comprendere e ad altri no, Gesù sceglie un detto molto enigmatico. Probabilmente il detto di Gesù vuole intendere che la cecità genera ulteriore cecità, come la luce genera altra luce: chi accoglie la verità diventa sempre più pronto a riconoscerla, chi la rifiuta diventa sempre più cieco. La radice di ciò è il cuore ottuso, come dice il passo citato di Isaia.

Questa parabola è molto conosciuta, ma conosciamo davvero perché Gesù la racconta? Chi è questo seminatore? Di che strana seminagione si tratta? Cosa ci vuole dire Gesù di questa semina così paradossale e assurda? Quale contadino esperto getterebbe la semente sulla strada,  su un terreno sassoso o peggio tra i rovi? Davanti a questo modo di fare rimaniamo tutti perplessi.

Gesù vuole chiarire l’apparente fallimento della sua attività messianica. Solo un quarto del terreno infatti è produttivo. Egli racconta questa parabola per indicare un carattere fondamentale della sua predicazione del Regno di Dio: la sua assoluta gratuità.

Il seminatore non getta il seme ovunque per imperizia o distrazione, ma volutamente manifesta nella semina una generosità che potremmo anche definire esagerata. Il modo di fare di questo contadino corrisponde al modo di operare di Dio, che ha scelto di non attendere la conversione dei suoi figli per offrire a tutti indiscriminatamente il suo perdono e la sua salvezza.

Il Regno dei Cieli non è uno spazio di dominio come i regni del mondo, Gesù stesso è il Regno. Egli conduce gli uomini all’enormità del fatto che in Lui è presente Dio stesso in mezzo agli uomini.

Dio è presente anche quando noi siamo come quei terreni infruttuosi, quando siamo strada, sassi, rovo. Dio continua a seminare lo stesso, non è cauto, non fa calcoli, continua a spargere il seme senza risparmio e senza distinzioni, con abbondanza. Tutto questo perché ci ama di un amore infinito e non si scandalizza di nessuna nostra debolezza. Il fallimento è solo apparente, sa attendere perché sa che alla fine ci sarà una raccolta strepitosa e sorprendente.

Basta saper attendere e fidarsi di Dio, come fa il contadino.

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