ISTAT – Nel rapporto annuale 2020 l’immagine del Paese
L’Istituto nazionale di Statistica ha pubblicato all’inizio del mese il rapporto annuale 2020, allegato in fondo a questo articolo.
All’interno del Rapporto un ampio capitolo è dedicato all’emergenza COVID-19 ed all’impatto che ha avuto sul tessuto economico e sociale dell’Italia.
Da questi dati emergono due aspetti cruciali: da un lato l’emergenza ha acuito le disuguaglianze sociali e pesato maggiormente sui più fragili, dall’altro la popolazione ha reagito dimostrando compattezza e resilienza. Gli intervistati hanno dato un voto pari a 9 su 10 al personale sanitario e di 8,7 su 10 alla Protezione Civile.
Tra i deboli più colpiti dalla pandemia l’Istat registra che l’incremento di mortalità ha penalizzato di più la popolazione meno istruita e per quanto riguarda il lavoro donne e giovani, più presenti nel settore dei servizi, hanno subito conseguenze più pesanti. Inoltre, soprattutto nel Mezzoggiorno, è apparso in tutta la sua drammatica attualità il digital divide tra i bambini che vivono in nuclei familiari disagiati.
Il rapporto ha poi approfondito anche l’ambito dei servizi socio-sanitari: ogni diecimila abitanti l’Italia ha 40 medici contro i 42,5 della Germania e 58 infermieri contro i 129 della Germania. Dal 2012 al 2018 il personale socio-sanitario si è ridotto di 25.000 unità a tempo indeterminato.
Il 56% dei posti letto sono per anziani non autosufficienti, al Nord è sociosanitario l’84% dei posti letto, al Sud attorno al 65% . Al Sud e al Centro è più alta la proporzione di posti letto in funzione socioeducativa. Veneto e Molise sono le regioni in cui l’assistenza domiciliare è più sviluppata.
Si apre ora una fase in cui è essenziale per lo sviluppo sociale ed economico del Paese cogliere le sfide che la pandemia ha rilanciato: la lotta alle disuguaglianze sociali, la povertà, il lavoro, la scuola, la cura dei più deboli, anziani e disabili.
