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XXX Domenica del Tempo Ordinario – Fariseo o pubblicano?

XXX Domenica del Tempo Ordinario – Fariseo o pubblicano?

Con la parabola del fariseo e del pubblicano, si chiude la grande sezione del Vangelo di Luca dedicata al viaggio di Gesù verso Gerusalemme.

Anche la parabola di oggi ha per oggetto la preghiera: quella di domenica scorsa aveva il suo culmine nell’esaudimento della preghiera, quella odierna è per coloro che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri.

Il fariseo e il pubblicano incarnano due modi diversi di porsi davanti a Dio ed al prossimo. Il fariseo osserva tutte le prescrizioni della legge, addirittura facendo anche di più di quanto prescritto; il pubblicano è collocato dall’opinione pubblica sullo stesso piano dei briganti, è privo di diritti civili ed evitato da tutti gli uomini per bene, riscuote le tasse escogitando raggiri per raccogliere più del dovuto.

Il torto del fariseo non è nell’ipocrisia, fa infatti più del dovuto, ma nella fiducia nella sua giustizia: si ritiene in credito presso Dio, non attende la salvezza come un dono, ma come un premio meritato per il dovere compiuto. Egli non guarda Dio, non attende nulla da Dio, è concentrato solo su di sè confrontandosi con gli altri e giudicandoli duramente.

Il pibblicano, invece, è consapevole di essere peccatore, si sente bisognoso di cambiamento, sa di non poter pretendere nulla da Dio.

L’unico modo corretto di mettersi davanti a Dio, nella preghiera e nella vita, è quello di sentirsi costantemente bisognosi del suo perdono e del suo amore. Il confronto con i peccati degli altri non ci avvicina al Signore.

 

 

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