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Borgonovo V. T. – Pasqua è accoglienza

Borgonovo V. T. – Pasqua è accoglienza

Papa Francesco ci ha ricordato che ci sono ancora molti, troppi che si sentono dei “sassolini scartati”. Ecco una testimonianza di come un giovane sradicato dal suo paese può trovare di nuovo un senso alla sua vita, grazie alle persone che lo hanno accolto. Questa sono le parole di Francesca, la responsabile della comunità per minori stranieri di Borgonovo Val Tidone (PC), gestita dalla Cooperativa Sociale le Nuvole. ” Vorrei condividere con voi la storia di un ragazzo che è stato ospitato da noi come minore straniero non accompagnato. Per motivi di privacy e anche per praticità lo chiamerò Luca. Luca è un ragazzo di 17 anni, che circa un anno fa, ha deciso di lasciare il Pakistan, la sua famiglia, i suoi amici e la sua casa per venire in Italia. Il suo viaggio è cominciato con altri 200 ragazzi che a piedi e con mezzi di fortuna hanno attraversato il Pakistan poi l’Iran, l’Iraq, la Turchia, la Bulgaria, la Serbia, la Croazia e infine l’Austria dove hanno preso un treno fino in Italia. I media lo chiamano viaggio della speranza. Di fatto è occorso circa un mese (ma su questo Luca è molto confuso) per arrivare a destinazione. Quello che è accaduto durante tutto il percorso è a dir poco traumatico. La paura, gli scontri con gli altri ragazzi e uomini, anch’essi impauriti, alcuni crudeli, le condizioni igieniche, il passaggio in Paesi colpiti dalla guerra, la fame, la sete e la fatica hanno trasformato un ragazzo sano in un uomo che oggi ha tanti problemi. A Luca è stato diagnosticato qui in Italia un disturbo post traumatico da stress. A questo punto vi domanderete, perché ha deciso di partire a queste condizioni? Luca è partito dal Pakistan perché il padre versa in pessime condizioni di salute. Ha due fratelli più piccoli e una madre che li accudisce. Inoltre il regime di terrore che i talebani applicano nei piccoli borghi e paesini, prevede che il figlio più grande di ogni famiglia si arruoli per proseguire la causa degli estremisti. Ecco perché Luca è partito. Vorrebbe trovare casa e lavoro in Italia, e in un futuro far arrivare qui il resto della sua famiglia, per poter dare le migliori cure al padre ed un futuro migliore ai suoi fratelli. Vi chiedo un ulteriore sforzo. Pensate ora ai genitori di Luca. Provate ad immaginare un genitore che saluta un figlio che ha di fronte il già descritto “viaggio della speranza”. Che non ha idea di dove arriverà e di come riuscirà a sopravvivere il proprio ragazzo. A volte è difficile, presi come siamo dai nostri problemi, dal lavoro, dai figli e tutto il resto, accettare e trovare il tempo per aiutare altre persone. Spesso i media fomentano l’odio per lo straniero che può accedere a servizi pagati dal nostro Stato che, purtroppo, ha già risorse così limitate. Ma se riuscissimo a fermarci e a metterci nei panni dei genitori di Luca, a sentire l’ansia che devono provare ogni giorno a sapere il figlio così lontano da loro, forse cambierebbe il nostro approccio. Mi piace pensare che oggi possano essere più sereni, perché Luca, dall’altra parte del mondo, ha trovato la nostra famiglia orionina che ogni giorno si prende cura di lui e lavora con lui per un futuro più dignitoso. Ecco quello che facciamo in comunità ogni giorno con questi ragazzi. Diamo speranza e un briciolo di serenità alle famiglie in diverse parti del mondo.”

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