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Montebello della Battaglia – Saper dirigere e saper ascoltare. Secondo incontro di formazione per i Responsabili di Struttura.

Montebello della Battaglia – Saper dirigere e saper ascoltare. Secondo incontro di formazione per i Responsabili di Struttura.

Si è concluso oggi pomeriggio, 15 marzo 2016, a Montebello della Battaglia, l’incontro di formazione per i Responsabili di Struttura della Provincia Religiosa Madre della Divina Provvidenza. Si tratta di Laici su cui la Congregazione ha voluto scommettere, come ha ricordato Don Walter Groppello all’apertura dei lavori, non solo per una gestione corretta e professionale delle opere, ma anche per una attiva e partecipe condivisione dell’identità orionina. Il Responsabile non lavora solo per la sua Struttura, ma per l’intera Congregazione ed è chiamato ad avere lo sguardo fisso su Gesù, condividendo insieme ai sacerdoti la dimensione pastorale del loro ruolo. A testimonianza di questa fiducia, sono presenti ai momenti formativi tutti i sacerdoti del Consiglio Provinciale: Don Gianni Giarolo, Don Leonardo Verrilli, Don Maurizio Macchi e Don Felice Bruno.  
Lunedì 14 marzo, dopo l’introduzione di Don Walter, Johnny Dotti, pedagogista e imprenditore sociale, ha provocato l’assemblea con uno sguardo ampio sulla situazione attuale, indicando temi da approfondire per “processare soluzioni nuove per tempi nuovi”. Nel pomeriggio i lavori si sono concentrati sulle caratteristiche del Responsabile come leader, attraverso gli interventi di Fabrizio Farina e Serena Susigan.
Momento non meno centrale della prima giornata è stato la celebrazione eucaristica, presieduta da Don Gianni Giarolo.
La mattinata del 15 marzo, guidata da Roberto Franchini, ha visto i partecipanti impegnati in un compito di analisi delle loro realtà (area sociale, socio-sanitaria, educazione e formazione, case di ospitalità), individuandone punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce. L’impegno e la fatica dei lavori di gruppo sono stati raccolti da Don Aurelio Fusi, Direttore Provinciale, prima portandoli sull’altare della Messa, poi nel pomeriggio, ascoltando le relazioni dei vari gruppi.
Don Aurelio ha condiviso con grande emozione i suoi sentimenti, “meno male che ci siete voi, mi sento sostenuto e meno povero!”. La Congregazione è una famiglia in espansione, è variegata e poliedrica come lo è stata l’opera di Don Orione fin dalle sue origini.
Il Responsabile di struttura, come suor Plautilla, deve saper dire: “mi avvicino ai malati, vedo il Signore, il Signore mi parla e io rispondo”. Don Orione ha prima affidato la sua eredità ai religiosi, ora la sta passando anche ai laici in condivisione con la famiglia religiosa. “Il volto di Don Orione, i suoi occhi, le sue mani non ci sono più. Adesso siamo noi questi occhi, queste mani, per le persone che ci sono affidate, per i dipendenti, i fornitori, i volontari, i familiari, gli allievi.” Don Aurelio esorta i responsabili a essere “un po’ cardiopatici e sempre in fibrillazione”, per dilatare il cuore e far entrare tutti: questa è la carta di identità della Piccola Opera.

 

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